Che cos’è la terapia psicomotoria?

Creata dagli istruttori di danza americani marito e moglie Albert e Diane Boyden Pesso, a partire dal 1960 circa, la terapia psicomotoria si è evoluta in una disciplina alternativa di indagine psicologica utilizzando movimenti fisici improvvisati per attingere al tumulto interiore del paziente. Mescolando letteralmente le parole radice “psico” o mente e “motore” o movimento corporeo, questa tecnica si è evoluta in un metodo complesso per analizzare i problemi di un paziente e conquistare i ricordi traumatici. Un terapeuta guida i pazienti attraverso una serie di movimenti o esercizi utilizzati per valutare gli atteggiamenti nei confronti di determinati ricordi, quindi impiega varie tecniche verbali e non verbali per correggere e alleviare i problemi scoperti.

Un saggio tratto dal libro Moving Psychotherapy della psicoterapeuta Louisa Howe del 1990, pubblicato online dal sito web ufficiale di Pesso Boyden System Psychomotor, fa risalire l’origine ufficiale della terapia psicomotoria al Wallaston Dance Center della coppia a Quincy, nel Massachusetts. In questo centro di danza alla fine degli anni ‘1950, agli studenti di danza improvvisata venivano insegnati alcuni degli esercizi più basilari che avrebbero costituito la spina dorsale di quella che sarebbe diventata la terapia psicomotoria. All’inizio degli anni ‘1960, quando sia Albert che Diane divennero professori di danza all’Emerson College, gli esercizi erano diventati più formalizzati in una tecnica ancora utilizzata nel 2011 dai terapisti di tutto il mondo.

Nel 1963, Albert Pesso era pronto a scrivere il primo trattato sulla disciplina, un saggio intitolato “Nuove prospettive nella generazione del movimento: con implicazioni importanti per la composizione, la critica e l’apprezzamento della danza”. In esso, ha descritto le tre componenti principali, o “modalità”, della terapia psicomotoria: una posizione di rilassamento naturale e primaria; movimenti volitivi, o improvvisati, che si dice sviluppino il pensiero astratto e consentano un senso di controllo o padronanza; e movimenti emotivi, che scaturiscono da sollecitazioni interne. Secondo quanto riferito, quest’ultima modalità fornisce ai terapeuti spunti sulle carenze emotive dei pazienti.

Il saggio di Howe descrive alcuni esercizi di terapia psicomotoria usati per attingere al pozzo emotivo. Quella che descrive è chiamata la posizione della specie, o “riflesso rilassato”, che è spesso la prima posa che un insegnante farà assumere agli studenti. Questa è forse la posa più elementare e implica stare in una posizione il più rilassata possibile senza inginocchiarsi, sedersi o sdraiarsi. Gli altri esercizi continuano da questo punto in varie direzioni, a seconda dei problemi o delle emozioni vissute dagli studenti.

Nel 1969 viene pubblicato il Movimento in Psicoterapia di Albert Pesso. Il libro è ancora usato come guida per i terapisti interessati a impiegare la tattica. Gli elementi psicologici della tecnica terapeutica, tuttavia, hanno continuato ad evolversi da allora, poiché la coppia e gli altri aderenti hanno applicato gli esercizi alle proprie emozioni ea quelle dei loro studenti.