I sintomi più comuni della tularemia vanno da disturbi simil-influenzali a difficoltà respiratorie o reazioni sito-specifiche, a seconda di come è stata trasmessa la malattia. In molti casi, i sintomi della tularemia appaiono simili ai segni dell’influenza, come un’insorgenza improvvisa di febbre accompagnata da dolori articolari, brividi, diarrea, mal di testa, tosse o dolori muscolari. I casi che si verificano attraverso l’esposizione alla bocca, agli occhi o alla pelle potrebbero dimostrare sintomi specifici per queste aree del corpo. In media, i sintomi della tularemia compaiono entro cinque giorni dall’esposizione ai batteri, sebbene in alcuni casi i sintomi possano insorgere due o tre settimane dopo. La tularemia è talvolta nota come febbre da cervo o febbre da coniglio, a causa di due metodi di trasmissione comuni.
Se l’esposizione batterica è avvenuta attraverso una puntura d’insetto o una rottura della pelle, il risultato potrebbe essere un’eruzione cutanea, un’ulcera cutanea o linfonodi ingrossati. L’esposizione attraverso l’ingestione di liquidi o alimenti contaminati può produrre sintomi correlati alla regione orale o all’apparato digerente, come dolore allo stomaco, diarrea, vomito, ulcere alla bocca o mal di gola. L’inalazione dei batteri che causano la tularemia potrebbe produrre sintomi respiratori, tra cui muco sanguinolento, dolore toracico o difficoltà respiratorie. Se non trattati, i sintomi della tularemia possono trasformarsi in grave distress respiratorio o addirittura insufficienza respiratoria.
Un individuo che mostra sintomi di tularemia dovrebbe essere valutato da un medico il prima possibile. I sintomi sono in genere trattati con un antibiotico come la gentamicina o la streptomicina. Molti casi si traducono in un completo recupero quando viene somministrato un trattamento medico appropriato. Una volta che un individuo si è ripreso dalla tularemia, è raro che la stessa persona venga infettata una seconda volta.
La tularemia si diffonde attraverso l’esposizione a un batterio chiamato Francisella tularensis, che si trova spesso in animali vivi come conigli e scoiattoli oltre a esistere nelle carcasse di animali, nell’acqua o nel fango. Può anche essere trasmesso all’uomo attraverso punture di zanzare, zecche o mosche. Un’altra possibilità è quella di respirare i batteri della tularemia attraverso l’esposizione a grani o polvere infetti. La tularemia non si diffonde da persona a persona.
Gli individui possono evitare l’infezione da batteri della tularemia attraverso attente misure preventive. Prevenire le punture di insetti utilizzando repellenti per insetti sulla pelle e sui vestiti. Il lavaggio delle mani e la cottura accurata del cibo possono aiutare a evitare l’infezione da carcasse di animali. I guanti di gomma possono essere indossati da individui che devono maneggiare creature selvatiche, in particolare conigli. Evita di bere acqua non trattata che potrebbe essere contaminata dai batteri della tularemia.