Una similitudine omerica è una versione più lunga di una similitudine normale. È un confronto diretto di due cose tra cui personaggi, azioni e natura. Essendo più lunga, la similitudine omerica può confrontare una persona o un’azione con più di una cosa, o può allungare il confronto. Fu usato per la prima volta da Omero in poesie come l’Iliade e l’Odissea. È anche chiamata la similitudine epica ed è stata usata da allora da poeti come Virgilio e Dante Alighieri.
Le somiglianze sono confronti di due cose. È una figura retorica usata spesso in letteratura per aggiungere ornamenti alle frasi più dirette del discorso quotidiano. La similitudine collega il bersaglio con ciò che viene paragonato all’uso di parole come “come”, “mi piace” e “che”. Gli esempi includono “Cantava come i freni stridenti di una bicicletta” o “La sua gamba si spezzò come un fiammifero”.
Ogni similitudine omerica inizia con un confronto iniziale. Questo viene poi estratto in confronti secondari, che aggiungono significati più profondi. La similitudine omerica complessiva tende a durare da quattro a sei versi. Queste similitudini tendono a paragonare un carattere umano o un’azione a qualcosa di naturale. Questo elemento naturale può essere un animale come un leone o un’aquila, oppure può essere un fenomeno come una tempesta o una cascata o può essere qualcosa di più divino.
La similitudine omerica non va confusa con una metafora. Una metafora è una sostituzione diretta di una cosa con un’altra. Le similitudini epiche confrontano direttamente due cose l’una accanto all’altra. Sono usati come ornamento nella poesia e per attirare l’attenzione sulla persona o sull’azione descritta. Virgilio, nella sua “Eneide”, dà un buon esempio di similitudine omerica:
“Così spesso quando in mezzo a una grande folla è sorta una sommossa
e la folla comune infuria nelle loro anime;
e ora fiaccole e sassi volano, e la frenesia rifornisce le armi;
poi, se per caso hanno visto qualche uomo
importanti nella lealtà e nei servizi, tacciono e stanno con le orecchie alzate;
quell’uomo governa le loro menti con le parole e calma i loro cuori”.
Omero e Dante usavano similitudini più sottili di Virgilio. Quello di Virgilio, come questo confronto di Nettuno con un oratore, è diretto e privo di sottigliezza. Omero usava le sue similitudini per esaltare momenti profondi e per aggiungere profondità. Un esempio nell’Iliade è quello in cui paragona Menelao a una bestia selvaggia. L’analogia provoca immaginazioni specifiche nella mente del lettore/ascoltatore, così lui o lei immagina Menelao letteralmente come una bestia selvaggia a caccia di Parigi.
La funzione della similitudine omerica è quella di iniettare artifici lirici nel poema quando il poeta sta descrivendo qualcosa di prosaico. L’effetto è anche quello di usare il simbolismo per aggiungere un significato più profondo a quella persona o azione. Lo usava anche per evidenziare i caratteri speciali. Ad esempio, Omero usava similitudini epiche per introdurre e reintrodurre Agamennone ogni volta che entrava nella mischia.