Che cos’è l’intenzione paradossale?

L’intenzione paradossale è un approccio terapeutico in psicoterapia concepito da Victor Frankl, un famoso neurologo austriaco sopravvissuto all’incarcerazione nei campi di concentramento nazisti durante la seconda guerra mondiale e diventato uno psichiatra di fama mondiale. L’approccio di Frankl al superamento del pensiero o delle abitudini nevrotiche consiste nel suggerire che il paziente che vive tali condizioni si immerga nella fonte della paura. Affrontandola direttamente a livello cosciente, si ritiene che l’abitudine nevrotica possa essere più facilmente vista ed evitata in futuro. Tale trattamento nell’intenzione paradossale fa parte dell’approccio più ampio di Frankl ai trattamenti mentali che è diventato noto come logoterapia. La logoterapia si concentra sulla ricerca di un significato nella propria vita, dove si ritiene che questa sia la forza dominante che modella la vita e consente agli individui di elevarsi al di sopra delle proprie paure e dei limiti percepiti.

Una premessa fondamentale dell’idea di intenzione paradossale è che la psicodinamica di come un individuo affronta problemi irrisolvibili crea uno stato in cui è probabile che il problema si perpetui indefinitamente. Questo perché i meccanismi di coping promuovono l’adattamento mentale alle condizioni del problema invece di promuovere il cambiamento per evitarlo. Guardando l’opposto di ciò che si farebbe o si sentirebbe normalmente in una data situazione, si può ottenere una rivelazione sul comportamento attuale.

Un esempio potrebbe essere qualcuno che mangia costantemente troppo, ma evita mentalmente la realtà che lo fa effettivamente non concentrandosi consapevolmente sul cibo, il che crea un senso latente di privazione e ansia nei confronti del cibo nella mente. L’intenzione paradossale istruirebbe un tale individuo a pensare intenzionalmente a mangiare il più possibile e a mangiare tutto ciò che può avere il minor fascino. Questo può creare un senso rivelatore di consapevolezza e repulsione nella mente riguardo al comportamento, che è il primo passo sulla strada per sconfiggerlo.

L’uso dell’intenzione paradossale è occasionalmente paragonato a un esperimento mentale in filosofia noto come il puzzle della tossina di Kavka, dal nome di Gregory Kavka, un filosofo statunitense che ha inventato l’idea nel 1983. impegno mentale a compiere un atto che sa in realtà non sarà portato a termine, deve creare uno stato d’animo irrazionale. Il superamento di pratiche debilitanti, quindi, richiede che gli individui intrattengano quelli che attualmente sono percepiti come pensieri irrazionali e un impegno a compiere azioni basate su di essi, al fine di costringersi a vedere la realtà sotto una nuova luce e avviare il cambiamento.

Dal punto di vista di Frankl, tuttavia, l’intenzione paradossale e la logoterapia non avevano lo scopo di liberare le persone dalla sofferenza. Invece, Frankl ha definito tutti i comportamenti patologici come abitudini e condizioni che privano gli individui di significato nelle loro vite. Incoraggiando le persone ad affrontare le proprie paure, la sua forma di psicoterapia apre nuove possibilità di esistenza e una più ampia comprensione della realtà che può dare uno scopo più grande alla vita, sebbene alla fine possa anche portare ulteriore sofferenza nel processo.