Nel diritto internazionale, la questione della giurisdizione universale – o il principio di universalità – funge spesso da fonte di contesa tra varie regioni globali. Questo principio abbraccia l’idea che alcuni reati sono così eclatanti che alcune regioni hanno l’autorità di perseguire il reato anche se non si è verificato nell’ambito della loro giurisdizione; questi crimini sono talvolta classificati come “crimini contro l’umanità”. Varie dottrine giuridiche hanno sostenuto e condannato la giurisdizione universale.
Il concetto di jus cogens è un principio di diritto internazionale pubblico che afferma che esistono alcune linee guida universali – erga omnes, “in relazione a tutti” – e che queste linee guida devono essere rispettate da tutte le regioni. Rispettare le regole globali è dunque actio popularis, ovvero un’azione al servizio di un bene comune più grande. Secondo questa convinzione, nessun trattato o legge dovrebbe modificare o abolire questi principi globali.
I fautori della giurisdizione universale sostengono che secondo questo dettame, alcuni atti criminali possono essere rivendicati e perseguiti da qualsiasi regione indipendente. Tali crimini sono così offensivi e devastanti che non sono semplicemente un crimine contro una vittima, ma un crimine contro l’intera umanità. Crimini di guerra, genocidio e omicidi sono alcuni dei reati per i quali è stata discussa e attuata la giurisdizione universale.
Il principio di universalità è stato a lungo dibattuto tra regioni e giuristi. Molte controversie sorgono quando una regione desidera rivendicare la giurisdizione e i successivi diritti dell’accusa su un trasgressore, solo per essere vanificata dalla pretesa di giurisdizione di un’altra regione. Spesso, questo conflitto si verifica quando un sospettato di reato è fuggito dalla regione del crimine e si è trasferito in un’altra regione. I critici della giurisdizione universale sostengono che il principio mina l’autorità delle regioni che desiderano giurisdizione ed è quindi spesso utilizzato come mezzo di manovra politica e di contrattazione. In tali casi, è possibile che vengano violate anche le libertà del sospettato di reato, il che ha portato a proposte di iniziative come il progetto sullo stato di diritto nei conflitti armati per ridurre le violazioni dei diritti umani e stabilire linee guida di legge globali.
Al contrario, organizzazioni come Amnesty International credono che la giurisdizione universale conservi il tessuto morale e la sicurezza di tutte le regioni. Il principio, sostengono, bandisce qualsiasi rifugio sicuro dal sospettato delinquente. Tutte le regioni, infatti, hanno l’obbligo morale e giuridico di condannare determinati reati e di esercitare tale condanna in maniera lecita e giusta. Questo approccio propone una politica di non tolleranza su crimini e comportamenti ripugnanti, e di fatto favorisce un senso globale di unità e fratellanza. Nonostante la speranza di un accordo e di punti in comune, le leggi sulla giurisdizione universale differiscono in tutto il mondo.
Mentre la risoluzione 1674 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite fornisce un fondamento di base per la giurisdizione universale, le singole regioni hanno adottato le proprie interpretazioni ed eccezioni. Ad esempio, in alcuni casi, ai capi di stato può essere concessa l’immunità dalla giurisdizione universale. Alcuni governi hanno emanato leggi per preservare il loro diritto di perseguire i cittadini della loro regione, indipendentemente da dove è stato commesso il crimine. Molte Regioni hanno anche delineato le specifiche tipologie di reato per le quali possono rivendicare la giurisdizione universale. In casi di alto livello, come i processi di Norimberga dell’era della seconda guerra mondiale, i tribunali internazionali possono strappare la giurisdizione a qualsiasi singola regione.