La porzione visibile dello spettro è quella che può essere percepita dall’occhio umano. È leggermente diverso per ogni persona, sebbene la luce con una lunghezza d’onda da 400 a 700 nm sia la definizione abituale. Alcune persone sono in grado di vedere la luce visibile con lunghezze d’onda fino a 380 nm e fino a 780 nm. Esiste un esperimento ripetibile in cui gli esseri umani sono in grado di percepire i raggi X, che hanno lunghezze d’onda da 0.1 a 10 nm, ma la visibilità può derivare da interazioni di secondo ordine che producono luce nell’intervallo visibile.
La porzione dello spettro in cui si può trovare la luce visibile corrisponde strettamente alla luce a lunghezza d’onda corta (meno di 5 cm) che meglio penetra nella finestra ottica dell’atmosfera terrestre. Se gli esseri umani si evolvessero su un pianeta diverso con una finestra ottica diversa, la gamma probabilmente corrisponderebbe da vicino a quella luce che attraversa l’atmosfera più facilmente.
L’esistenza di uno spettro distinto è stata dimostrata in modo più famoso da Isaac Newton nei suoi primi esperimenti con i prismi. Ha mostrato che la luce bianca è in realtà un composto di vari tipi di luce nello spettro visivo. Questi sono anche i colori che appaiono nell’arcobaleno. Un mnemonico per lo spettro visivo è ROY G BIV: rosso, arancione, giallo, verde, blu, indaco e viola. L’occhio umano è più sensibile alla luce verde, con una lunghezza d’onda di circa 555 nm, probabilmente un adattamento per aiutare le persone a navigare in ambienti ricchi di vegetazione, come foreste e giungle.
Marrone, rosa e magenta sono assenti dallo spettro della luce visibile, perché non sono veri colori fisici, ma emergono invece da determinate combinazioni di luce, in particolare il rosso. Il nervo ottico e la corteccia visiva sono tra le aree meglio studiate del cervello umano, offrendoci una visione unica di come le persone elaborano la luce.