Cos’è un Dybbuk?

Un dybbuk è un tipo di spirito che si trova in alcune forme di folklore. Tipico dei racconti popolari europei e di una tradizione della Kabbalah, un dybbuk è lo spirito di una persona morta che è intrappolata o in qualche modo collegata alla Terra, incapace o non disposta a lasciare completamente la vita. I Dybbuk possono essere di natura buona o cattiva, con versioni malvagie che spesso possiedono persone buone e richiedono l’esorcismo per liberare le loro vittime. Tipicamente associato alle sette mistiche dell’ebraismo, l’esistenza del dybbuk non è una credenza ampiamente accettata nel mondo moderno.

Sebbene ci siano esempi di spiriti con il potere di possedere esseri umani nella letteratura antica in tutto il mondo, il dybbuk è una leggenda unica del folklore ebraico e alcuni studiosi ritengono che si sia sviluppato come parte delle credenze mistiche intorno all’VIII secolo d.C. I Dybbuk in genere cercano di evitare un aldilà incerto o si sono persi e richiedono un esorcismo per trovare la loro strada verso un aldilà. Per continuare la loro esistenza dopo la morte, il dybbuk deve aggrapparsi o attaccarsi a una persona vivente, con conseguente possesso. Il nome riflette lo scopo dello spirito; il termine deriva da una parola ebraica che significa attaccare o aggrapparsi.

Per esorcizzare un dybbuk da un’anima vivente, un rabbino deve eseguire determinati riti di esorcismo. Ciò può comportare recitare contro religiosi o suonare un corno per scioccare o spaventare lo spirito. Dopo un esorcismo riuscito, la persona vivente di solito è illesa e può tornare alla sua vita normale, mentre lo spirito viene inviato nell’aldilà.

Sebbene ci siano centinaia di racconti su questi antichi spiriti, uno dei più noti è The Dybbuk, un’opera teatrale del 1914 di S. Ansky. Scrittore che ha basato gran parte del suo lavoro sulle sue esperienze viaggiando attraverso i villaggi ebraici in Europa, Ansky è diventato un punto di riferimento nel teatro ebraico per questo spettacolo, che racconta la storia di una donna che viene posseduta da uno spirito durante la sua prima notte di nozze. L’opera è stata tradotta in molte lingue e prodotta in diverse forme, incluso un balletto con musica di Leonard Bernstein.

Un altro autore famoso per il suo uso di questo concetto spirituale è il satirico Sholem Aleichem. Invece di presentare gli spiriti possessori come un vero fenomeno, Aleichem ha usato il concetto in diverse storie per illustrare che le superstizioni e l’ignoranza offrono infinite opportunità agli avidi e agli opportunisti. Aleichem usa l’idea del possesso in diversi racconti, tra cui The Haunted Tailor.