Secondo un rapporto dell’UNICEF, il Giappone è leader mondiale sia in termini di durata che di compensazione del suo congedo di paternità legale. La legge concede a madri e padri fino a 12 mesi di congedo retribuito, con accesso ai sussidi statali. Il problema è che i padri in Giappone raramente prendono il generoso congedo parentale a cui hanno diritto.
Nel 2018, solo il 6% circa dei padri ha preso un congedo, rispetto al 3% circa del 2016. Al contrario, oltre l’82% delle madri lavoratrici ha usufruito del congedo parentale.
Il Giappone ha da tempo un problema con il superlavoro, con molti dipendenti che saltano le vacanze e lavorano regolarmente per più di 40 ore a settimana. Convincere i lavoratori a prendersi una pausa volontariamente è ancora una strada in salita. Alcuni pensano che il governo dovrebbe rendere obbligatorio l’astensione dal lavoro dopo la nascita di un figlio, per costringere i padri a partecipare.
La scelta dell’ufficio rispetto alla paternità:
Il governo giapponese sta anche valutando un aumento delle indennità di congedo parentale per i lavoratori, come incentivo, dalla copertura del 67% del normale stipendio di un lavoratore al 100%.
Nel 2018, il Ministero della Salute, del Lavoro e del Welfare ha dichiarato che il 30% dei dipendenti di sesso maschile di età compresa tra 20 e 40 anni desidera usufruire del congedo parentale ma non può, principalmente a causa della carenza di personale e dei carichi di lavoro schiaccianti.
Uno studio del 2018 ha rilevato che le madri giapponesi in genere dedicano 3 ore e 45 minuti alla cura dei bambini ogni giorno. In media, gli uomini dedicano solo 49 minuti al giorno a trascorrere del tempo con i propri figli.