Nella religione indù, i praticanti sono incoraggiati a cercare un’istruzione spirituale più profonda con un guru o un altro maestro saggio. Questo spesso implica passare del tempo con altri credenti in un centro comunitario isolato chiamato ashram. Questo centro può anche servire come dimora principale di uno yogi, guru o altro mistico venerato. Mentre vivono in un ashram, l’istruttore e i credenti condividono tutti una semplice dieta vegetariana e trascorrono molte ore in meditazione.
La parola è sanscrita, anche se diverse fonti forniscono traduzioni diverse. In genere significa eremo o luogo di penitenza. A differenza della pratica cristiana di costruire chiese nelle aree pubbliche, un ashram indù si trova quasi sempre in parti remote della foresta o della catena montuosa, proprio come i monasteri buddisti o cristiani. È questo ambiente semplice, lontano dalle distrazioni della vita moderna, che gli conferisce il suo fascino ascetico.
Questo non vuol dire che un ashram sia necessariamente una struttura semplice. Può infatti essere un piccolo cottage con servizi minimi, ma può anche essere una grande struttura moderna con dormitori, case editrici ed edifici scolastici. Infatti, molti bambini indù vengono regolarmente inviati in un ashram locale per l’educazione religiosa e laica, allo stesso modo in cui le scuole cattoliche forniscono un’alternativa all’istruzione pubblica negli Stati Uniti.
Negli ultimi anni, altri ordini religiosi hanno studiato le dinamiche di un ashram funzionante e hanno progettato ritiri spirituali basati su quel modello. Non sarebbe insolito trovare un “ashram cristiano” che opera in una zona rurale dei paesi occidentali. I praticanti di yoga possono anche incontrarsi in centri di meditazione isolati basati su questi principi.
Sebbene potremmo voler vedere un ashram come totalmente separato dal mondo politico o militare, questo non è stato storicamente il caso. Vari leader li hanno usati come campi di addestramento per i loro eserciti, proprio come l’allenamento di arti marziali fornito dai monasteri cinesi. Durante il suo riuscito movimento di resistenza contro gli inglesi, il Mahatma Gandhi ne usò diverse come basi operative, pur sottolineando la non violenza secondo i precetti indù.