La battaglia di Seattle è stata una serie di proteste che hanno avuto luogo durante la conferenza ministeriale dell’Organizzazione mondiale del commercio (OMC) nel 1999. L’evento ha segnato una grande rinascita nel movimento di protesta americano, che era in declino sulla scia dei turbolenti anni ‘1960, e ha anche avvertito il resto del mondo di un crescente movimento anti-globalizzazione. Grazie all’inasprimento della sicurezza a seguito degli attacchi terroristici dell’11 settembre negli Stati Uniti, le proteste al livello della battaglia di Seattle non si sono più viste in America.
Gli eventi della battaglia di Seattle sono stati interessanti da diversi punti di vista. Seattle, la città ospitante della conferenza, è famosa per avere una politica estremamente liberale e quando i manifestanti hanno iniziato a richiedere i permessi, la città non prevedeva grossi problemi. Tuttavia, il 30 novembre, gruppi radicali hanno iniziato a scendere a Seattle con l’obiettivo specifico di bloccare le strade che circondano la Conferenza, rendendo impossibile l’ingresso dei delegati, e la natura delle proteste ha cominciato a cambiare.
La città di Seattle si aspettava marce pacifiche e una piccola disobbedienza civile non violenta organizzata, ma non erano previsti manifestanti violenti. La polizia di Seattle non era ben attrezzata per gestire la situazione e la protesta è rapidamente andata fuori controllo, trasformandosi in rivolta. Le auto sono state ribaltate e date alle fiamme, i manifestanti hanno resistito con violenza alla polizia e le strade di Seattle sono diventate piuttosto pericolose. Alcuni manifestanti pacifici hanno cercato di essere coinvolti, tentando di sottomettere l’elemento violento, e la polizia di Seattle alla fine si è rivolta ad agenti antisommossa come gas lacrimogeni, proiettili di gomma e mazze per calmare la folla, arrestando oltre 600 manifestanti. Nel 2007, molti degli arrestati hanno partecipato a una causa legale che ha portato a un accordo di un milione di dollari (USA).
Seattle è stata pesantemente criticata per non aver gestito meglio la battaglia di Seattle e i media globali hanno iniziato a trasmettere più informazioni sulle proteste che sul vertice dell’OMC. Il movimento anti-globalizzazione è essenzialmente entrato nel mainstream durante la battaglia di Seattle, grazie a un’ampia copertura mediatica. Prima della battaglia di Seattle, la comunità internazionale era in gran parte ignara di un grande movimento anti-globalizzazione all’interno degli Stati Uniti; in seguito, “l’anti-globalizzazione” è diventato un argomento comune nelle notizie americane e straniere. Gli eventi della Battaglia di Seattle hanno anche focalizzato l’attenzione sui movimenti internazionali contro la globalizzazione, compresi i movimenti indigeni in America Latina, Sud-Est asiatico e Africa.
Alla battaglia di Seattle erano presenti almeno 40,000 manifestanti e molte fonti dei media concordavano sul fatto che si trattasse di una stima bassa. Le proteste successive alle riunioni della Banca Mondiale/FMI e alle convenzioni politiche negli Stati Uniti hanno avuto un numero altrettanto elevato, ma i manifestanti tendevano a essere meno concentrati, affrontando molteplici questioni, piuttosto che solo la politica economica globale. Tali proteste tendevano anche ad essere meno violente, in parte grazie a maggiori misure di sicurezza progettate per prevenire un’altra battaglia di Seattle e per affrontare le preoccupazioni sul terrorismo.