Uno dei risultati più notevoli dei romani fu la vasta rete di acquedotti che costruirono in tutta Europa allo scopo di trasportare l’acqua tra le varie località. Gli acquedotti romani sono oggi salutati come un’antica opera di ingegneria e una delle meraviglie del mondo antico. In alcune parti d’Europa, gli acquedotti romani sono ancora visibili oggi e alcuni di essi sono ancora in uso, nonostante abbiano più di 2,000 anni.
C’erano 11 grandi acquedotti romani, e numerosi acquedotti minori insieme a leats, piccoli corsi d’acqua utilizzati per deviare l’acqua in varie località. In tutto, gli 11 principali acquedotti romani si estendevano per circa 260 miglia (418 chilometri), con forme dettate dall’andamento del terreno. Gli acquedotti romani si contorcevano e curvavano attraverso il paesaggio europeo per trasportare l’acqua alle città romane, alle opere industriali e alle fattorie.
I Romani usavano molta acqua, e gli acquedotti erano in grado di soddisfare ampiamente le loro esigenze. Oltre ai vasti giardini che avevano bisogno di acqua, i romani avevano anche fiumi, piscine e altri giochi d’acqua intorno alle loro case, e anche i famosi bagni romani assorbivano molta acqua. L’innovazione e la creatività coinvolte nel soddisfare il bisogno romano di acqua è davvero impressionante, se si pensa agli strumenti e alle conoscenze a disposizione dei romani.
Le caratteristiche più famose degli acquedotti romani sono probabilmente le massicce strutture sopraelevate utilizzate per aumentare la pressione dell’acqua in modo che l’acqua potesse defluire nelle cisterne delle città romane. Dalle cisterne l’acqua veniva distribuita a numerose fontane pubbliche e nelle case di romani molto facoltosi. Tuttavia, gli acquedotti includevano anche tubi, canali e tubi scavati direttamente attraverso colline e montagne.
Le parti in pietra degli acquedotti romani erano rivestite con uno speciale tipo di calcestruzzo per evitare perdite d’acqua e la costruzione degli acquedotti favoriva un flusso d’acqua costante e affidabile per tutta la loro lunghezza. Un sofisticato sistema di controlli e paratoie poteva essere utilizzato per svuotare le sezioni per la manutenzione, e l’acqua faceva periodicamente soste in vasche di sedimentazione per rimuovere le impurità.
La costruzione degli acquedotti romani avvenne principalmente tra il 326 a.C. e il 226 d.C. Gli acquedotti richiedevano una grande quantità di manutenzione e un controllo costante per funzionare senza intoppi e, di conseguenza, molti caddero rapidamente in rovina dopo la caduta dell’Impero Romano. In alcune zone questo degrado fu accelerato da nemici che distrussero tratti degli acquedotti; in retrospettiva, questa è stata una decisione sbagliata, poiché ha limitato le capacità di espansione e insediamento in alcune parti d’Europa.