La presunzione metafisica è un termine letterario che si riferisce all’uso da parte di un poeta di un linguaggio e di un costrutto linguistico alquanto non ortodossi per descrivere la qualità di un concetto quotidiano. Questo strumento letterario, ideato nel XVII secolo, viene spesso utilizzato per descrivere concetti apparentemente intangibili come le qualità spirituali ed emotive di un’entità, ad esempio utilizzando analogie verbose e talvolta paradossali con oggetti, come quelli dei mondi terreni ritenuti mondani, filosofici, e di natura alchemica. La presunzione metafisica è solo un tipo di “presunzione” che si trova in letteratura; una presunzione generica può essere descritta come una metafora elaborata che traccia paralleli tra due oggetti dissimili. La presunzione petrarchesca è un altro tipo, ed è da questa presunzione, notoriamente usata nei poemi d’amore dell’epoca elisabettiana, che nacque il concetto di poesia metafisica e di presunzione come genere. Il suo uso è visto da alcuni come uno strumento drammatico con cui gli scrittori si sono liberati dalle associazioni concettuali stabilite, attese e ortodosse comuni dell’epoca.
Il piccolo gruppo di uomini e donne che hanno iniziato a utilizzare lo strumento letterario nel XVII secolo erano parolieri inglesi ritenuti associati e uniti dal desiderio di un discorso più robusto e intellettuale attraverso la prosa. Due dei poeti metafisici più noti che usarono prolificamente la presunzione metafisica furono John Donne e Andrew Marvel. Donne è considerato da alcuni studiosi letterari uno dei principali innovatori poetici della poesia metafisica. La sua prosa è stata spesso vista come una reazione diretta alla forma elisabettiana accettata del giorno. Ad esempio, quasi tutta la prosa d’amore pubblicata in inglese e “civilizzata” pubblicata durante la vita di Donne era in forma di sonetto e Donne usava un linguaggio rude e colloquiale che a volte sembrava persino deridere il sonetto.
Un’efficace presunzione metafisica è degna di nota quando un gesto di parallelismo apparentemente assurdo comincia a rendersi sorprendentemente appropriato e fa sì che il lettore guardi qualcosa in un modo totalmente nuovo. Per fare un confronto, un poeta che impiega la presunzione petrarchesca può descrivere gli occhi di una donna come “brillanti come le stelle nel cielo notturno”, mentre il poeta metafisico, vale a dire Richard Crashaw in questo esempio, ha descritto gli occhi di una donna come “due bagni ambulanti; due moti piangenti, oceani trasportabili e compendiosi”. Un altro esempio di presunzione metafisica, che mostra come la prosa fosse considerata volgare e persino blasfema da molti, è nel “Santo Sonetto 14” di Donne, che, tra le altre presunzioni scioccanti, ne contiene una che paragona Dio a uno stupratore e invasore violento. Anche poeti moderni come TS Elliot ed Emily Dickenson usavano la presunzione nella loro prosa.