Che cos’è la bioestrazione?

Il biomining è un metodo per estrarre minerali e metalli dai minerali originari utilizzando processi biologici naturali. La pratica non richiede nessuno dei processi dannosi per l’ambiente che si trovano nei metodi di raffinamento convenzionali e si basa invece interamente sull’interazione naturale degli organismi biologici. Il processo si è anche dimostrato efficace nell’estrarre in modo redditizio minerali da minerali di bassa qualità e sterili precedentemente considerati inutilizzabili. Il biomining consiste in due diverse tecniche di raffinamento: bioleaching o bioossidazione. Sebbene il raffinamento biologico dei minerali mostri grandi promesse nella lavorazione di una serie di elementi, la maggior parte dell’attività di bioestrazione attualmente è incentrata sull’estrazione di rame e oro.

I metodi convenzionali di estrazione dei minerali si basano sull’applicazione di sostanze chimiche tossiche in presenza di temperature estremamente elevate; tali processi spesso lasciano dietro di sé un’eredità di distruzione ambientale, malattia e morte. Questi fattori hanno spinto a perseguire metodi di raffinamento più puliti e sicuri, più in linea con la crescente spinta globale verso soluzioni verdi. Il biomining è diventato uno dei più promettenti di questi che non coinvolge altro che processi biologici totalmente naturali per la sua efficacia. Questi metodi di raffinamento richiedono pochi interventi per essere avviati, non producono sottoprodotti o emissioni tossici e non richiedono fonti di combustibile esterne. Rappresentata da processi di lisciviazione e ossidazione microbica, l’estrazione di minerali biologici ha molte potenziali aree di applicazione ma è, attualmente, utilizzata principalmente per lavorare l’oro e il rame.

Il processo di bioleaching, una delle due tecniche di raffinamento, è un classico esempio della semplicità dei metodi di bioestrazione. Il minerale di bassa qualità viene scaricato in un mucchio noto come mucchio di lisciviazione e imbevuto di un debole lavaggio di acido solforico. La reazione acida con la matrice solforata del minerale favorisce la crescita del ceppo batterico Thiobaccilus ferrooxidans che degrada il minerale e rilascia i depositi metallici o minerali in una soluzione fluida. Questo liquido ricco di minerali viene raccolto e separato e l’acido solforico residuo viene riutilizzato per il successivo ciclo di lisciviazione.

Il secondo metodo di bioestrazione, la bioossidazione, è ampiamente utilizzato per preparare l’oro contenente minerale refrattario per l’estrazione. Questo processo comporta l’esposizione del minerale all’ossidazione batterica che scompone i componenti altrimenti insolubili di pirite e arsenico. Ciò consente di elaborare il minerale utilizzando metodi molto meno aggressivi con implicazioni ambientali ridotte. Questo tipo di vantaggio ha visto la bioestrazione crescere rapidamente come una valida alternativa alla tradizionale raffinazione dei minerali con il 25% dell’attuale produzione mondiale di rame che viene biominata. Questa tendenza continuerà sicuramente mentre cresce la pressione globale affinché consumatori e fornitori diventino più responsabili nei confronti dell’ambiente.