La procedura ELISA è una procedura utilizzata per eseguire un array di immunoassorbimento enzimatico (ELISA), un test che può essere utilizzato per identificare la presenza di proteine specifiche e determinarne le concentrazioni. Esistono in realtà diverse procedure che possono essere utilizzate per un test ELISA, comprese le procedure dirette, indirette e le cosiddette procedure “sandwich”. In tutti i casi, la procedura ELISA viene eseguita in laboratorio in condizioni controllate per ridurre al minimo il rischio di risultati falsi.
Per condurre un test ELISA, è necessario avere un campione come il sangue. Un motivo comune per condurre un ELISA è testare l’esposizione a un agente infettivo, nel qual caso il campione in questione può avere o meno una proteina specifica e il test viene condotto per cercare quella proteina. Il test può essere utilizzato anche per controllare la concentrazione di una proteina.
Per condurre il test, viene spesso utilizzato un dispositivo chiamato piastra per microtitolazione. I fan dei drammi medici e criminali hanno probabilmente familiarità con le piastre di microtitolazione; sembrano piccoli vassoi con più inserti, ognuno dei quali contiene una fiala. Nella procedura sandwich ELISA, il tecnico inizia rivestendo le fiale con un antigene noto a concentrazione nota, quindi lavandole con una soluzione tampone. Successivamente, viene aggiunto un siero ottenuto da un campione del paziente lavato nella stessa soluzione tampone.
Se il paziente ha già anticorpi contro gli antigeni nelle provette, si attaccheranno ai lati delle provette. La fase successiva della procedura ELISA prevede l’introduzione nelle provette dello stesso antigene, marcato con un enzima. L’antigene si blocca agli anticorpi che si sono attaccati ai lati dei tubi. L’enzima diventa fluorescente o cambia colore, permettendo al tecnico di vedere che il siero aveva anticorpi che si agganciavano agli antigeni, e di determinarne la concentrazione, in base all’intensità della reazione enzimatica.
Una procedura ELISA è molto sensibile ed estremamente precisa, con i tecnici che utilizzano antigeni molto specifici per assicurarsi di identificare gli anticorpi giusti, o viceversa, a seconda del tipo di test che viene condotto. Tuttavia, i falsi positivi accadono. In un esempio di falso positivo, il test ELISA è comunemente usato per verificare i segni di esposizione all’HIV e talvolta produce un falso positivo perché la soluzione può legarsi a una proteina associata all’HIV che alcune persone hanno senza essere infettate. Ecco perché un positivo deve essere confermato con un Western Blot.