La teoria dell’azione comunicativa è stata sviluppata dal filosofo e sociologo tedesco Jurgen Habermas. Questa teoria rientra nei generi filosofici dell’epistemologia, dell’etica e della filosofia del linguaggio e può essere applicata ai problemi sociali e alla politica. L’azione comunicativa spiega e pone le basi per l’importanza di democrazie giuste e per giustificare l’emancipazione dai sistemi politici autoritari.
L’azione comunicativa cerca di risolvere il problema delle verità o leggi universali in quanto è difficile estendere la moralità a tutte le culture a causa dei diversi valori e sistemi di credenze. Questo relativismo impedisce agli altri di farsi coinvolgere o di giudicare condizioni che possono essere disumane o dannose per le persone in una prospettiva locale o globale, citando differenze culturali. L’azione comunicativa afferma che attraverso la discussione sistematica, verità universali e codici di condotta appropriati possono essere scoperti in modo tale che tutti i soggetti coinvolti possano raggiungere un accordo e possano beneficiare allo stesso modo.
L’azione comunicativa applicata creerebbe idealmente una società giusta in cui tutti i membri seguono la regola d’oro di “fai agli altri ciò che avresti fatto a te”. In altre parole, l’azione comunicativa si basa generalmente sulla capacità di ciascuno di adottare le prospettive individuali dell’altro, e da quel punto di partenza, sviluppare azioni che avrebbero conseguenze giuste per tutti. Senza prendere il punto di vista di un altro, rischiamo di agire per ignoranza o di minimizzare le condizioni che possono causare molta sofferenza agli altri.
L’azione comunicativa cerca di falsificare le idee del relativismo; che ogni cultura o comunità ha sistemi di credenze che non possono estendersi universalmente a causa di pratiche ed esperienze culturali. Per cominciare, la teoria dell’azione comunicativa indebolisce questa idea con l’affermazione fondamentale che la ragione è una capacità universale inerente a tutti gli esseri umani. Ne segue che se la ragione è il fondamento dell’azione morale ed etica, allora solo la ragione può prescrivere alcune verità morali universali e leggi politiche.
L’azione comunicativa si svolge sistematicamente nelle tre fasi seguenti. Innanzitutto, i membri interessati di una società o di una comunità si sono proposti di adottare un principio universale e imparziale. Tutti devono riconoscere le prospettive degli altri in modo da creare un equilibrio di interessi. In secondo luogo, attraverso il discorso, un’affermazione morale può essere fatta solo se tutti approvano. Infine, nessuno deve essere costretto ad accettare una condizione. Devono essere consapevoli e scegliere liberamente di essere colpiti da tutti i benefici e le conseguenze che ne derivano.
Il discorso razionale che risulta dall’azione comunicativa ha un effetto a cascata. Determinando e esponendo verità morali universali, l’azione comunicativa può essere applicata su scala ridotta per mediare e risolvere conflitti acuti e crisi all’interno di un gruppo. L’azione comunicativa mira a gettare le basi per un cambiamento sociale positivo, ma nella stessa luce apre giustificazioni per una comunità che si coinvolge con altri gruppi in cui la loro azione può essere considerata controversa.