Tartuffe è il personaggio principale della più famosa opera teatrale del drammaturgo francese Molière, Tartuffe. Il personaggio è una presa in giro di un uomo religioso ipocrita, che cerca di truffare una famiglia francese dai loro soldi. A causa di questo personaggio, il gioco è stato alternativamente vietato e lodato in Francia, ma è rimasto costantemente popolare e controverso nel corso dei secoli.
Nella commedia, Tartuffe ha convinto l’appassionato Orgon e sua madre di essere un semplice uomo religioso, pieno di grazia. Elmire, la seconda moglie di Orgon, i suoi figli e i suoi servitori sono convinti che sia in realtà un truffatore e cercano di intrappolarlo nel rivelare le sue vere intenzioni. Quando Damis, il figlio di Orgon, interpreta erroneamente il piano di Elmire per abbattere Tartuffe come prova della sua infedeltà, Orgon si allontana dalla casa.
Ancora sicuro che l’uomo dall’aspetto pio sia un imbroglione, Elmire crea nuovamente uno scenario di seduzione per dimostrare a Orgon che il suo pio amico è in realtà un lussurioso ipocrita. Quando Orgon capisce davvero la verità, Tartuffe ha usato la sua influenza per ottenere il controllo della casa, delle finanze e persino della mano della figlia di Orgon. La famiglia è sul punto di essere espulsa dalla propria casa, quando l’intervento diretto del re ne impedisce lo sfratto e getta Tartufo in prigione.
Si ritiene spesso che il personaggio del cattivo pratichi il sofisma come mezzo per portare a termine i suoi schemi. Questa forma di argomentazione implica trasformare una complicata rete di affermazioni apparentemente logiche in una conclusione errata. Si basa sulla capacità di ingannare le persone affermando una conclusione con tale veemenza che il pubblico presta poca attenzione alla logica sottostante. Gli accenni di Molière che questa è una pratica comune tra i funzionari religiosi, in particolare i ministri gesuiti della Francia, hanno suscitato un putiferio tra la gerarchia religiosa della Francia.
La commedia fu rappresentata per la prima volta nel 1664 al palazzo di Versailles. La furia della reazione religiosa al personaggio centrale era così enorme che il re Luigi XIV, pur ammettendo in privato di aver apprezzato l’opera teatrale, la bandì dalla produzione pubblica. Moliere tentò di riscrivere l’opera con temi modificati, ma la chiesa continuò a evitare la produzione e chiese persino l’esecuzione di Molière per eresia. Nel 1669, la maggior parte del clamore si placò e il gioco fu nuovamente rappresentato nella sua forma originale.
Il sofisma, la psicologia inversa e l’attenta trama del personaggio del titolo portano alcuni esperti a considerarlo un fallimento di un cattivo machiavellico. A differenza dell’obiettivo del machiavellismo, Tartuffe è per lo più incapace di ottenere il potere senza pietà pur mantenendo un rispettabile volto pubblico. Alcune interpretazioni suggeriscono che non è l’astuzia di Tartufo, ma la credulità di Orgon che consente a un cattivo di prendere il potere. Nelle produzioni moderne, il personaggio è talvolta interpretato con ambizioni politiche o televangeliche, infiammando polemiche attraverso rappresentazioni dei pii come cattivi e dei credenti come sciocchi.