Il termine Cradle To Cradle o “C2C” viene utilizzato per descrivere un modello di sostenibilità che imita i processi naturali, con l’obiettivo di arricchire e beneficiare l’ambiente anche durante la fabbricazione e l’utilizzo dei prodotti. Il principio alla base di questo concetto è che in natura non ci sono rifiuti: quando un albero cade, ad esempio, non viene buttato via, ma viene piuttosto scomposto in componenti a beneficio dell’ambiente circostante. Utilizzando queste tecniche, i produttori possono imitare la natura e garantire che poco o nulla venga sprecato.
Walter Stahel è accreditato di aver coniato il termine negli anni ‘1970. Un certo numero di persone ha lavorato per concretizzare l’idea dalla culla alla culla e sviluppare standard che potrebbero essere utilizzati nella certificazione dei prodotti. Il termine intende contrastare con l’approccio “dalla culla alla tomba” nella maggior parte della produzione, in cui i prodotti vengono scartati dopo che sono sopravvissuti alla loro utilità.
Nella produzione dalla culla alla culla, i componenti sono suddivisi in categorie “tecniche” e “biologiche”. Un componente tecnico è un prodotto sintetico non tossico e creato nel rispetto dell’ambiente. È inoltre progettato per essere utilizzato più e più volte in un circuito chiuso, con il produttore che evita il “downcycling”. Un classico esempio di downcyling è la carta, che può iniziare come un foglio di carta da lettere sbiancata prima di essere riciclata per ottenere una carta riciclata di qualità inferiore, che può essere riciclata nuovamente per ottenere un prodotto di carta o cartone ancora più ruvido, e così via.
I componenti biologici sono di origine biologica e possono essere naturalmente scomposti e restituiti all’ambiente dopo l’uso. Una tazza di amido di mais è un esempio di componente biologico, in quanto può essere utilizzato e poi compostato, con il compost che fornisce nutrienti a una coltura, un giardino o un’area naturale.
Le aziende che sposano la filosofia C2C lavorano sulla creazione di prodotti che possono beneficiare attivamente l’ambiente e sulla creazione di cicli di produzione chiusi che consentano loro di continuare a utilizzare gli stessi componenti tecnici più e più volte, piuttosto che scartarli. Uno dei concetti chiave è l’idea che “lo spreco è cibo”, il che significa in realtà che non dovrebbero esserci prodotti di scarto nella produzione dalla culla alla culla, perché i prodotti possono essere riutilizzati e restituiti al ciclo, o scomposti organicamente per l’uso come cibo per l’ambiente naturale.
Questo approccio rispettoso dell’ambiente alla produzione può essere applicato anche ad altri settori della vita, come la gestione di una famiglia. Alcuni critici della filosofia dalla culla alla culla sostengono che la restrizione della capacità di rilasciare la certificazione a un piccolo gruppo di individui vada contro l’obiettivo dichiarato di diffondere il concetto e incoraggiare le persone ad adottarlo.