La genistina è un isoflavone. Gli isoflavoni sono derivati dalle piante e sono polifenoici, il che significa che hanno più di un’unità fenolica per molecola. Il fenolo è anche conosciuto come acido carbolico. Molti isoflavoni agiscono come fitoestrogeni quando ingeriti dai mammiferi, il che significa che hanno una forte somiglianza molecolare con l’estradiolo, il principale ormone sessuale nelle femmine. I fitoestrogeni sono in grado di incoraggiare o deprimere l’attività degli estrogeni nel corpo.
La fonte alimentare più comune di genistina è la soia, ma si trova anche nelle fave e nel caffè. Questo composto agisce come antiossidante, il che significa che può rallentare o prevenire i danni causati dai radicali liberi nel corpo. La genistina ha anche funzioni come antielmintico. Gli antielmintici sono usati per espellere i parassiti, come i vermi, dal corpo. La genistina è presente in una delle cure sverminanti tradizionali utilizzate dalle tribù Khasi dell’India, che utilizza la pianta Felmingia vestita. Contiene alti livelli di genistina, che è stata identificata in uno studio del 1997 come il suo principale composto antielmintico.
Questo composto ha anche mostrato qualche promessa nella lotta contro il cancro. Esso e altri isoflavoni possono prevenire la formazione di nuovi vasi sanguigni, conferendo loro un effetto antiangiogenico. Si pensa che la genistina possa prevenire la crescita sfrenata delle cellule cancerose limitando la loro capacità sia di dividersi che di sopravvivere. Diversi studi hanno dimostrato che questo isoflavone ha proprietà inibitorie sui tumori del colon, del cervello, della mammella e del collo dell’utero. Questo composto è stato anche usato per trattare le donne in post-menopausa prive di estrogeni, utilizzando le sue proprietà fitoestrogeniche, ma l’entità del suo effetto non è ben documentata.
Sono state sollevate diverse preoccupazioni circa il consumo di isoflavoni in grandi quantità da parte dei maschi. In primo luogo, gli isoflavoni come la genistina possono agire come fitoestrogeni, imitando gli estrogeni nel corpo e provocando un aumento delle caratteristiche sessuali femminili. In secondo luogo, diversi studi hanno dimostrato che a determinate concentrazioni, gli isoflavoni possono causare l’apoptosi, o morte cellulare preprogrammata, delle cellule testicolari. Ciò ha sollevato preoccupazioni circa l’effetto di questi composti sulla fertilità maschile.
Il consumo di genistina è molto più alto in alcune parti del mondo rispetto ad altre. In Giappone, l’assunzione giornaliera media di questo composto è compresa tra sette e 12 milligrammi (mg). I nordamericani e gli europei generalmente consumano una quantità molto minore. La genistina e altri isoflavoni non sono considerati nutrienti, in quanto non sono necessari per alcuna funzione corporea essenziale, né la mancanza di isoflavoni produce sintomi.