Il positivismo logico è un modo di pensare che era popolare nella metà del XX secolo e che ha tentato di rendere la filosofia più rigorosa creando criteri per valutare la verità o la falsità di alcune affermazioni filosofiche. Il suo criterio principale per qualsiasi affermazione è la verificabilità, che deriva da due diverse fonti: le affermazioni empiriche, che provengono dalla scienza, e la verità analitica, affermazioni vere o false per definizione. Il concetto ha fortemente influenzato la filosofia della scienza, la logica e la filosofia del linguaggio, tra le altre aree, sebbene oggi sia ampiamente visto come un approccio eccessivamente semplicistico che è stato sostituito da filosofie più recenti.
Questa filosofia è un modo assolutista di considerare le affermazioni e di etichettarle come vere, false o prive di significato. Nei tempi moderni, questo è stato sostituito da filosofie che considerano la verità o la falsità delle affermazioni in una luce probabilistica piuttosto che assoluta. Gli stessi positivisti logici avevano molti disaccordi, dimostrando che questa nozione era più un insieme di filosofie piuttosto che un codice monolitico.
Una componente chiave del positivismo logico è che rifiutava le affermazioni sull’etica e sull’estetica come non verificabili e quindi non facenti parte del pensiero filosofico serio. Per avere significato, una data affermazione doveva essere collegata a dati empirici oa verità analitiche. Questo è stato un passo fondamentale per connettere più strettamente la filosofia alla scienza, e viceversa, e continua ad avere un’influenza fino al presente, giocando un ruolo vitale nella formulazione delle idee filosofiche per tutto il XX secolo.
Sebbene il positivismo logico fosse originariamente popolare tra molti filosofi del Circolo di Vienna – un gruppo di filosofi strumentali nello sviluppo della filosofia analitica – fu preso di mira da molti esperti dopo che il circolo fu essenzialmente costretto a sciogliersi quando iniziò la seconda guerra mondiale. In seguito, molti filosofi hanno criticato l’approccio, incluso Bertrand Russell, nonostante il fatto che alcune delle sue idee sulla logica abbiano effettivamente influenzato il suo sviluppo. Allo stesso modo, sebbene il Tractatus Logico-Philosophicus di Ludwig Wittgenstein abbia influenzato i positivisti logici, lo stesso Wittgenstein ha affermato che il loro rifiuto di alcune parti del Tractatus ha dimostrato che avevano fraintendimenti fondamentali sul libro.
I pensatori successivi hanno distinto tra due classificazioni di verificabilità: verifica “forte” e verifica “debole”, la prima essendo qualcosa che è definitivamente stabilito dall’esperienza, la seconda essendo resa probabile solo dall’esperienza. Molti filosofi hanno criticato il positivismo logico per avere un “vincolo di autoapplicazione”: i positivisti logici affermano che le frasi non sono verificabili, eppure postulano ancora la loro teoria con le frasi. Ciò rende il loro approccio insostenibile, poiché affermano che una teoria è vera, ma la teoria non può applicarsi alle frasi che usano per affermare la teoria.