L’origine del termine “Terzo Mondo” non aveva nulla a che fare con lo sviluppo economico di una nazione, o con la sua mancanza. Fu utilizzato per la prima volta nel 1952 da un demografo francese, Alfred Sauvy. All’epoca non esisteva un primo o un secondo mondo analogo, e coniò la frase per mapparlo agli “stati” in cui gli storici erano soliti dividere le classi della società. Il Primo Stato era la Chiesa e il Re (il monarca, che governava per diritto divino, era classificato come un’autorità religiosa), il Secondo Stato era la nobiltà e il Terzo Stato, grosso modo, erano tutti gli altri, dai peoni terrieri ai ricchi mercanti/commercianti. Il termine “Quarto Potere” per riferirsi alla stampa non ottenne un uso generale fino al XIX secolo.
Quando Sauvy usò per la prima volta la frase “Terzo Mondo”, gli storici, i sociologi e i demografi generalmente pensavano che il mondo fosse suddiviso in “Occidente” e “blocco sovietico”, o più o meno, le nazioni sviluppate dell’Europa e dell’emisfero occidentale, e l’Unione Sovietica e quei paesi nella loro egemonia o sfera o influenza.
Sauvy ha sottolineato che c’erano un certo numero di nazioni che non rientravano in nessuna di queste categorie, che avevano i propri programmi e bisogni e, come il Terzo Stato del Medioevo, dovevano entrare nei propri. Nel corso del tempo, Primo Mondo è arrivato a significare le nazioni sviluppate dell’Occidente, e Secondo Mondo è usato meno spesso per riferirsi al cosiddetto “blocco comunista”, ora quasi del tutto in disuso dopo la frantumazione dell’Unione Sovietica.
Come accadde, molte delle nazioni del Terzo Mondo di Sauvy erano anche nazioni economicamente meno sviluppate. Di conseguenza, nel tempo la frase è generalmente arrivata a riferirsi alle parti più povere del mondo, senza l’infrastruttura sociale, industriale o tecnologica per supportare standard di vita più elevati per le persone che vivevano lì. “Secondo mondo” ora a volte si riferisce a nazioni con economie in via di sviluppo, come il Vietnam, ma la sua intrinseca ambiguità lo rende scomodo.
Oggi, alcune persone obiettano al termine applicato a una nazione, sostenendo che ha sfumature di colonialismo e paternalismo, il “fardello dell’uomo bianco” del poema di Kipling. “Nazioni meno sviluppate economicamente” è spesso il termine preferito, o più ottimisticamente, nazioni in via di sviluppo. Tutto ciò implica che lo “sviluppo” è economico, industriale e/o tecnologico: lo sviluppo intellettuale, spirituale o sociale di una nazione rimane svincolato dalla terminologia.