Giano è il dio romano delle porte, degli inizi, del cambiamento e della transizione. Era una figura molto importante nel pantheon romano, in genere veniva nominato per primo durante le preghiere, e il culto di Giano era a un certo punto molto diffuso a Roma. Janus vive in alcuni posti sorprendenti; il primo mese dell’anno, gennaio, prende il nome da Giano, così come i custodi, i custodi delle porte e delle chiavi.
La caratteristica più sorprendente e memorabile di Giano sono probabilmente le sue due o talvolta quattro facce. Nell’arte classica, era raffigurato con due volti che puntavano in direzioni opposte, illustrando il suo ruolo di guardiano delle porte; con due facce, poteva guardare da entrambi i lati della porta per vedere cosa stava succedendo. A volte, i busti di Giano mostravano quattro facce invece di due, e nelle statue intere, Giano di solito tiene una chiave nella mano destra.
Il ruolo originale di Giano era probabilmente quello di guardiano delle porte, con i suoi successivi doveri aggiunti dai successivi adoratori. Il legame tra porte e nuovi inizi è abbastanza ovvio, così come l’associazione con il cambiamento. Janus era spesso adorato in occasione di importanti eventi della vita come feste di raggiungimento della maggiore età, matrimoni e feste di Capodanno, con i presenti che pregavano Janus per avere buona fortuna.
Giano venne anche associato alla guerra, grazie al Janus Geminus, un grande tempio di Roma. Per tradizione, le porte di questo tempio venivano lasciate aperte durante i periodi di guerra e chiuse nei periodi di pace. I soldati spesso visitavano il tempio per varcare le sue porte nella speranza di essere benedetti dal dio in modo da potersi comportare bene in guerra.
Il dio era anche legato alla fine, poiché una porta può apparire alla fine di un viaggio proprio come all’inizio. In alcune regioni si diceva che Giano fosse in grado di prevedere gli eventi, grazie alla sua testa bifronte, alla quale presumibilmente non mancava molto. I romani chiedevano consiglio a Giano sulle decisioni importanti, sperando che potesse illuminare il percorso migliore da seguire.
Nell’era moderna, Giano è anche usato come metafora della natura spesso complessa dell’umanità. Janus è spesso citato nell’arte con individui bifronti che hanno volti notevolmente diversi, come il volto di un uomo e il volto di una donna. I romani probabilmente non pensavano a Giano in questo modo, anche se indubbiamente pensavano alla dualità e al tradimento, proprio come fanno le persone moderne.