La sindrome da rialimentazione è una condizione che può verificarsi quando una persona che ha attraversato periodi prolungati di fame o di cattiva alimentazione ricomincia a mangiare, il che può causare ritenzione idrica e diminuzione dei livelli di potassio, magnesio e fosforo. Questi sintomi possono causare gravi complicazioni fisiche, tra cui insufficienza cardiaca e persino la morte. La condizione è stata osservata per la prima volta durante la seconda guerra mondiale, nei prigionieri di guerra.
I pazienti che non hanno mangiato per lunghi periodi di tempo, o che sono stati malnutriti, devono essere attentamente monitorati per la sindrome da rialimentazione durante i primi giorni dopo la reintroduzione di cibo e altre forme di nutrizione. La condizione si manifesta in genere entro i primi giorni di trattamento. Anche le persone in cura per l’anoressia nervosa e l’alcolismo sono a rischio per la condizione.
Dopo lunghi periodi di inedia o malnutrizione, il corpo inizia a rilasciare meno insulina perché ci sono meno carboidrati da elaborare. Il corpo inizia a utilizzare il grasso e le proteine immagazzinate nel corpo per generare energia e mantenere in vita la persona. Questo uso di riserve di proteine e grassi riduce la quantità di elettroliti nelle cellule del corpo, compreso il fosfato.
Quando una persona affamata o malnutrita viene reintrodotta nel cibo o nella nutrizione endovenosa, il corpo inizia a metabolizzare nuovamente i carboidrati, per produrre energia. Il pancreas secerne più insulina nel corpo e i livelli di fosfato possono diminuire drasticamente, causando convulsioni, insufficienza respiratoria, coma o insufficienza cardiaca. La reintroduzione dei carboidrati mette anche a dura prova il sistema respiratorio che può essere fatale se combinato con problemi respiratori derivanti dai livelli di fosfato.
Lo stomaco inizia a deteriorarsi dopo lunghi periodi di inedia e produce meno enzimi digestivi. Pertanto, quando il cibo viene reintrodotto, può essere difficile per il paziente elaborarlo. Molti pazienti avvertono nausea e diarrea quando ricominciano a mangiare e possono essere necessari diversi giorni o settimane prima che lo stomaco si adatti nuovamente alla digestione del cibo.
Avviare un paziente malnutrito con livelli di cibo più bassi, compresi tra il 25 e il 50% del fabbisogno calorico giornaliero stimato della persona, può aiutare a ridurre il rischio di sindrome da rialimentazione. I professionisti della nutrizione negli ospedali e nelle cliniche possono aiutare a monitorare i pazienti malnutriti per i segni della condizione prima che i sintomi diventino fatali, in modo che possano migliorare con un trattamento adeguato.
Ai pazienti che soffrono di sindrome da rialimentazione vengono in genere somministrate concentrazioni di fosfato per via endovenosa per 24 ore. Dopo questo periodo iniziale, i professionisti medici monitorano attentamente i livelli di fosfato del paziente per diversi giorni e somministrano più fosfato se necessario. Possono verificarsi anche altri squilibri elettrolitici e i pazienti che hanno la sindrome da rialimentazione possono sottoporsi a diversi test per determinare la quantità di elettroliti nei loro flussi sanguigni per evitare ulteriori complicazioni.