Il fuoco è il risultato di una reazione chimica che si verifica quando il carburante e l’ossigeno reagiscono e rilasciano energia termica. Quando il carburante viene riscaldato, rilascia gas, a meno che non sia già in forma di gas. In tal caso, le molecole nel gas si separano e reagiscono con l’ossigeno. Questa reazione chimica è nota come combustione. Sebbene oggi sappiamo come le sostanze si accendono e bruciano, i fatti non erano ben compresi dagli scienziati del XVII e XVIII secolo. A quel tempo, si credeva che tutto ciò che bruciava contenesse una sostanza invisibile nota come flogisto. Il termine “flogisto” fu usato per la prima volta dal medico tedesco Johann Joachim Becher nel 17 e ulteriormente sviluppato dal chimico Georg Ernst Stahl. Stahl sviluppò la teoria secondo cui il flogisto era materialmente uniforme in tutti i corpi che lo contenevano e veniva rilasciato nell’aria durante la combustione e la calcinazione. La teoria del flogisto fu sostituita dalla teoria dell’ossidazione di Antoine-Laurent Lavoisier. I concetti discussi da Lavoisier erano rivoluzionari, motivo per cui molti lo chiamano il fondatore della chimica moderna.
Maggiori informazioni sulla chimica del XVIII secolo:
Il termine “flogisto” deriva dalla parola greca per “infiammabile”.
Una delle scoperte più importanti dell’epoca fu la scoperta dell’ossigeno da parte di Joseph Priestley nel 1774. Questa scoperta aiutò gli scienziati a spiegare come bruciano le cose.
La prima tavola degli elementi moderna fu pubblicata da Lavoisier nel suo libro di testo Elements of Chemistry nel 1789.