Il processo di percezione è ampiamente descritto come il modo in cui gli esseri viventi prendono input sensoriali e gli attribuiscono un significato nella loro mente in modo che l’azione intenzionale possa essere intrapresa in risposta agli stimoli. Con gli esseri umani, ciò significa che la nostra consapevolezza e interazione con le persone e gli oggetti nel nostro ambiente deve essere prima sperimentata dai cinque sensi in una forma o nell’altra prima che si possano esprimere giudizi su cosa significano le esperienze. Sebbene la psicologia affermi che tutti gli individui possono vedere il mondo sotto una luce diversa, l’aspetto importante del processo di percezione è quello della selezione. Gran parte di ciò che i sensi sperimentano devono essere sintonizzati in modo che la mente possa organizzare importanti input sensoriali e interpretarli per un’azione significativa. È nella fase finale del processo di percezione, o interpretazione, in cui gli individui mostrano più direttamente le loro visioni soggettive del mondo che li circonda.
Mentre si pensa che il processo di percezione abbia generalmente tre fasi, è possibile estenderlo a cinque, specialmente quando si tratta di esseri umani. La percezione è generalmente pensata come un continuum di esperienza in cui la selezione dell’input sensoriale viene prima portata alla consapevolezza cosciente, quindi organizzata in qualche modo e quindi interpretata. Tutti gli esseri viventi passano attraverso questo processo di percezione di base in un modo o nell’altro come una definizione più elaborata del comportamento stimolo-risposta degli esseri viventi.
Le forme di vita più avanzate, tuttavia, hanno anche periodi di riflessione e adattamento che si aggiungono allo stadio finale dell’interpretazione. La misurazione della percezione stessa può essere basata sulla capacità di un organismo di immagazzinare ricordi di esperienze passate e alterare l’interpretazione di eventi simili man mano che si presentano. Ciò può, quindi, portare a cambiamenti nella risposta comportamentale in cui il processo di percezione viene continuamente aggiornato e perfezionato utilizzando contemporaneamente esperienze di apprendimento e ricordi attuali.
I tipi di percezione che differiscono tra le forme di vita inferiori e quelle che sono più immediatamente consapevoli della propria esistenza possono variare in base al processo di percezione che ha un elemento della teoria della Gestalt. La teoria della Gestalt è nata in Germania a metà del 1900 come risultato di una ricerca di tre psicologi tedeschi, ma fu Max Wertheimer tra loro a classificarla come la definizione della natura della percezione umana nel 1924. Le teorie della Gestalt sulla percezione si concentrano sull’idea che la il comportamento di un intero sistema, o mente individuale, non è direttamente determinato o controllato da stimoli che possono essere classificati o organizzati in componenti separate.
Laddove la teoria della Gestalt differisce dalla psicologia classica nella definizione del processo di percezione può essere illustrato con un esempio di spartito musicale. Le visioni psicologiche standard del processo di percezione ci dicono che una persona seleziona consapevolmente ogni singola nota di una composizione musicale nella sua mente mentre viene ascoltata, la organizza e poi la interpreta come una canzone riconoscibile. Il processo di percezione della teoria della Gestalt invece afferma che la mente umana sente la totalità della composizione musicale nel suo insieme, anche se parti di essa sono ovattate o mancanti. Il processo di percezione può quindi essere visto come quello in cui la mente sperimenta la totalità della realtà e poi la rompe, se necessario, in parti separate, o dove assembla punti di stimoli nel suo ambiente in un significato soggettivo per ciò che il mondo che la circonda è effettivamente.