Inquadrare il problema in un contesto politico significa presentare un problema in un modo che probabilmente otterrà il massimo consenso da parte degli altri. In un processo di mediazione, questo processo è molto diverso e implica l’identificazione di questioni fondamentali tra due parti in disaccordo, in modo che questioni e fatti relativi a questioni possano essere discussi e risolti.
Nella cornice delle questioni politiche, il linguaggio è spesso usato come un modo per ottenere conformità su punti controversi. L’uso del linguaggio è orientato alla conoscenza del pubblico, un concetto sviluppato per la prima volta dai sofisti greci chiamati kairos. Kairos significa essenzialmente sapere cosa è giusto e doveroso dire per un determinato concetto e in un determinato momento.
Nei tempi moderni, l’inquadramento dei problemi tende a comportare una grande quantità di lavoro. Prima che i discorsi politici vengano scritti, possono essere eseguiti focus group o sondaggi per analizzare le strategie più efficaci per rivolgersi a un pubblico. Questo è particolarmente vero per i discorsi in campagne di alto profilo o per i discorsi sullo stato dell’Unione negli Stati Uniti.
L’inquadramento dei problemi non è certo esclusivo di nessun partito politico. Tutti i partiti politici usano parole o frasi chiave, a volte chiamate byte audio, che sperano che i media cooptino, garantendo così un continuo rafforzamento di una serie di idee. Inoltre, i gruppi dedicati a questioni chiave spesso utilizzano l’inquadramento dei problemi.
L’inquadratura del problema può anche essere chiamata girare una storia. Quando il presidente Bush ha giustificato l’invasione dell’Iraq, inizialmente ha usato questa tecnica per suggerire che lo scopo dell’invasione era trovare ed eliminare armi di distruzione di massa. Le parole armi di distruzione di massa connotano la paura. Alla luce della distruzione di massa al World Trade Center, il suo tentativo è riuscito bene. La distruzione di massa doveva essere evitata e la guerra all’Iraq avrebbe aiutato questo. Il problema è stato riformulato come “Guerra al terrore”, quando le ricerche non hanno rivelato armi.
Ovviamente, coloro che non sostengono la guerra irachena, non la chiamano la “guerra al terrore”, ma è più probabile che la definiscano una “guerra ingiusta” o una “guerra per il petrolio”. Nessuna delle due parti gioca in modo completamente corretto con i fatti, poiché ci sono molte spiegazioni e argomenti sia a favore che contro la guerra. Tuttavia, inquadrare una questione così controversa consente di avanzare obiettivi politici e influenzare il pensiero pubblico.