Il pregiudizio attenzionale è un evento in cui una persona concentra maggiormente la sua attenzione verso uno stimolo specifico o un segnale sensoriale. Spesso, questo porta a uno scarso senso di giudizio o a un ricordo incompleto di un determinato evento o ricordo. I pregiudizi attenzionali possono anche portare a un processo decisionale scadente, poiché la persona ha già un pregiudizio verso uno stimolo e può più probabilmente basare la sua decisione su quella preferenza.
Alcuni psicologi ritengono che gli esseri umani abbiano già la tendenza a esercitare un bias di attenzione in alcune situazioni a causa dell'”evoluzione dell’intelligenza umana” e della necessità di sopravvivere. Per questo motivo, le persone di solito dedicano più attenzione agli stimoli che rappresentano una minaccia per loro, come una pistola quando una persona viene rapinata per strada. Questa “iperattenzione” è solitamente associata a risposte sensoriali come una visione a tunnel, in cui la persona spaventata perde temporaneamente la sua visione periferica e si concentra sull’oggetto minaccioso. Di solito innesca anche alcune risposte fisiologiche come una scarica di adrenalina e un aumento della frequenza cardiaca, persino una reazione neurologica che consente alla persona di avere un riflesso più veloce quando la situazione peggiora.
Un livello moderato di distorsione dell’attenzione può essere innato negli esseri umani, ma un livello elevato può essere un sintomo o il risultato di un disturbo psicologico. Un approccio per misurare questo pregiudizio è il “compito di Stroop”. In questo test, le parole relative al colore sono scritte in diversi colori; ad esempio la parola “blu” è scritta nel colore giallo. Al paziente viene quindi chiesto di pronunciare ad alta voce il colore della parola, non la parola stessa; nell’esempio di cui sopra, la risposta corretta sarebbe “giallo” e non “blu”. Una persona con un alto livello di distorsione dell’attenzione potrebbe impiegare più tempo per rispondere correttamente. In alcuni casi di studio, è stato dimostrato che i partecipanti che avevano gravi ansie e fobie hanno avuto difficoltà a pronunciare il colore di alcune parole suggestive come “ragno” o “sangue”, poiché la loro inclinazione a concentrarsi sulla parola stessa si mette in mezzo di portare a termine il compito principale.
Il bias dell’attenzione è stato studiato non solo in relazione a fobie e disturbi psicologici, ma anche nel contesto dell’alcolismo e dell’abuso di sostanze. In esperimenti separati, i partecipanti, composti da tossicodipendenti e bevitori, hanno mostrato più risposte a parole o oggetti che implicavano droghe o alcol, o avevano un maggiore desiderio per le sostanze. Questi risultati possono fornire una spiegazione del motivo per cui è utile per il recupero dei tossicodipendenti evitare qualsiasi situazione che coinvolga droghe o alcol.