Il diritto alla morte è la convinzione che gli esseri umani abbiano il diritto di decidere quando non vogliono più vivere, indipendentemente dalle circostanze. Il diritto di una persona alla morte in un modo a sua scelta è un argomento controverso in tutto il mondo ed è stato in prima linea in una serie di argomenti sui diritti umani. Questo diritto potrebbe applicarsi a chi è affetto da una condizione medica terminale oa una persona che non ha più il desiderio di vivere.
I critici del diritto alla morte sostengono che i governi hanno un interesse diretto nel fatto che si viva o muoia e quindi dovrebbero avere l’ultima parola in merito alla questione. I fautori del diritto alla morte sostengono che le decisioni prese riguardo alla propria vita e al proprio corpo dovrebbero essere prese solo dall’individuo e dalla sua famiglia. La questione generalmente coinvolge argomenti a favore o contro il suicidio assistito, ma potrebbe coinvolgere anche altri problemi, come l’interruzione del supporto vitale esteso. Il suicidio assistito viene solitamente praticato con l’eutanasia, pratica praticata anche dai veterinari per animali sofferenti o malati terminali.
A partire dal 2010, solo una manciata di nazioni ha riconosciuto formalmente il diritto alla morte e ha concesso ai propri cittadini una scelta legale in materia. Queste nazioni includevano Belgio, Paesi Bassi, Lussemburgo e Svizzera. In molte nazioni, come gli Stati Uniti, l’atto di suicidio assistito è stato considerato un reato grave e punibile. Un caso di alto profilo ha coinvolto il dottor Jack Kevorkian, un patologo che ha aiutato più di 130 pazienti a porre fine alla loro vita nei primi anni ‘1990. Kevorkian è stato condannato per omicidio di secondo grado e ha scontato otto anni di carcere. Stati statunitensi come l’Oregon e Washington, tuttavia, hanno legalizzato il suicidio assistito in determinate circostanze.
L’argomento del diritto alla morte sorge anche in situazioni in cui si è in uno stato vegetativo parziale o completo e si fa affidamento sul supporto vitale per vivere. I sostenitori di questa situazione sostengono che mantenere la persona in rianimazione non è salutare per la persona e la famiglia. I critici sostengono che le società hanno interesse a proteggere la vita indipendentemente dalle circostanze, in particolare se la persona afflitta non è in grado di comunicare se vuole continuare a vivere.
In generale, i gruppi religiosi di tutto il mondo rifiutano il diritto alla morte. Ci sono eccezioni ovviamente. Nell’induismo, è accettabile che una persona ponga fine alla propria vita se non ha più responsabilità o il desiderio di vivere. Un tema simile si trova in un’altra religione originaria dell’India, il giainismo.