Diversamente abili ? un termine eufemistico per qualcuno che in precedenza potrebbe essere stato classificato come disabile, handicappato, sfidato o con bisogni speciali. Pu? applicarsi a persone con problemi prevalentemente fisici o mentali. La descrizione ? ritenuta pi? politicamente corretta in alcuni ambienti perch? riconosce che anche se le persone hanno disabilit? mentali e/o fisiche, hanno ancora abilit?, contrariamente al quadro dipinto con i termini disabili o handicappati.
Attualmente, “diversamente abili” ? usato maggiormente negli Stati Uniti, dove il termine ? nato a met? degli anni ‘1980 o all’inizio degli anni ‘1990. Questa descrizione ? stata generata durante un periodo in cui molte persone stavano tentando di contribuire e creare un linguaggio molto pi? politicamente corretto. L’uso iniziale di questo termine ? in genere attribuito ai politici democratici statunitensi, che stavano cercando un modo per affrontare i problemi delle persone con problemi mentali o fisici senza stigmatizzare questo gruppo.
Il passaggio da portatori di handicap o disabili a diversamente abili tenta di vedere pi? chiaramente i doni e la piena personalit? di un individuo. Certamente i disabili non sono incapaci. Ci sono molti modi in cui le persone compensano una riduzione delle capacit? e quelli con queste riduzioni possono avere punti di forza speciali che superano quelli della popolazione generale. Ne sono esempi gli olimpionici speciali, gli autistici con abilit? scheletriche, gli individui con disturbo bipolare con creativit? eccezionale e le persone con sindrome di Down che hanno personalit? accattivanti e umore elevato.
Una persona non deve avere abilit? speciali per inserirsi nella classe dei diversamente abili. Alla radice, questo termine significa semplicemente che questi individui fanno le cose in modi diversi da quelli che ci si aspetta dalla popolazione generale “abile”. ? una deviazione da ci? che normalmente ci si aspetta senza una critica implicita.
Nonostante l’intento, il termine, diversamente abili, ? ancora visto con un certo disprezzo da persone che potrebbero ricevere questa etichetta e da altri. Separa ancora questi individui dalla popolazione ?abilitata? e li descrive come diversi. Proprio come portatori di handicap, speciali o disabili, ? associato a una certa quantit? di negativit?. L’etichetta probabilmente insulterebbe una persona che non ha disabilit?.
La comprensione che ? pi? facile non avere disabilit? e che la maggior parte delle persone non le vuole ? al centro di questa controversia. La disabilit? non ? desiderata, anche con una svolta pi? positiva sulla definizione di questo stato e il riconoscimento che gli individui disabili possono ottenere molto. C’? una negativit? implicita e una paura sulla disabilit? che colora ogni termine che descrive le persone con sfide.
Inoltre, quando le persone sono separate in un gruppo dal loro stato di disabilit? o disabilit?, sono diverse dagli altri. Parte della loro personalit? ? ancora negata e diventano un gruppo marginale o demografico separato dalla “maggior parte delle altre persone”. ? difficile sapere se esiste un termine migliore che alla fine non venga percepito negativamente da chi ha o sta descrivendo le persone con disabilit?.