La teoria dei vincoli è una filosofia aziendale proposta per la prima volta nel 1984 dal dott. Eliyahu M. Goldratt. Nel suo romanzo The Goal, Goldratt suggerisce che la produttività in qualsiasi sistema è ostacolata da limitazioni o strozzature che rallentano alcuni processi chiave. Goldratt si riferisce a questi punti di strozzamento come vincoli, da cui deriva il nome della sua teoria, e afferma che ogni sistema ha almeno un vincolo che ne limita la capacità massima. La sua teoria dei vincoli offre una procedura in cinque fasi progettata per migliorare l’efficienza, la produttività e la redditività gestendo o aggirando questi vincoli, aumentando così la capacità dell’intero sistema.
La teoria dei vincoli di Goldratt adotta un approccio logico alla risoluzione dei problemi e si basa su dati misurabili per determinare gli obiettivi. Le tre misurazioni che attirano la sua attenzione sono il throughput, generalmente definito in termini di vendite, spese operative e inventario. Suggerisce che seguendo il suo processo in cinque fasi, la produttività può aumentare mentre diminuiscono le spese operative e le scorte, rendendo l’intera operazione più redditizia.
L’attuazione della teoria dei vincoli è un processo abbastanza semplice. Il primo passo è ovviamente quello di identificare un singolo vincolo, idealmente il collo di bottiglia più restrittivo dell’intero sistema. Successivamente, in un processo Goldratt chiama “lo sfruttamento del vincolo”, vengono esaminate le attività dell’elemento vincolante scelto, con particolare attenzione alla dedicazione di tale elemento alla massima efficienza focalizzata interamente su una singola funzione primaria, garantendo così che gli sforzi relativi al vincolo sono in attività e non sprecati in alcuna attività non essenziale.
Nel passaggio successivo, l’attenzione si sposta dal vincolo alle attività e ai processi in ritardo o alle risorse senza vincolo. Invece di rallentare questi elementi per adeguarli al ritmo del vincolo, i tempi di inattività di queste altre risorse sono subordinati per aiutare a superare i limiti del vincolo. Con questo sistema, gli elementi precedentemente lasciati inattivi passerebbero a un’attività secondaria, che aiuta a ridurre la restrizione del vincolo. Quindi, ad esempio, le squadre di magazzino in attesa di un prodotto finito potrebbero aiutare con la produzione o l’imballaggio per accelerare la produzione.
Una volta raggiunta questa subordinazione, è necessario determinare se la produttività è stata sufficientemente aumentata. In caso contrario, potrebbero essere necessari cambiamenti più drastici per elevare la capacità del vincolo. Una volta superato il collo di bottiglia e non rallenta più il resto del sistema, non è più un vincolo. Il passaggio finale nell’uso della teoria dei vincoli è tornare al primo passo e identificare un nuovo vincolo.