La terapia di neurofeedback è un metodo di trattamento per i disturbi cerebrali che misura le onde cerebrali di un paziente per regolarle. Questo aggiustamento ha lo scopo di trattare la malattia di base all’interno del sistema nervoso centrale del paziente. Esistono due tipi generali di terapia neurofeedback: passiva e attiva. La differenza tra i tipi passivo e attivo della terapia neurofeedback risiede nel grado di partecipazione del paziente al processo.
La terapia di neurofeedback passivo utilizza tipicamente un dispositivo che invia onde radio a bassa energia al cervello del paziente e misura le onde che ritornano, rendendolo un sistema a due vie. Il cervello del paziente percepisce automaticamente l’interruzione della sua normale elaborazione dei segnali e si riaggiusta, creando ciò che i terapeuti sperano siano percorsi migliori e più efficienti. Il paziente deve sottoporsi a più sessioni per misurare le sue onde cerebrali e vengono scoperte le impostazioni ottimali per curare la malattia. Un tipo popolare di questa terapia è noto come Low Energy Neurofeedback System (LENS).
Si ritiene inoltre che la terapia attiva di neurofeedback ricabla il cervello del paziente con l’aiuto attivo fornito dal paziente. Imparando a concentrarsi intensamente su uno stimolo specifico, si pensa che i pazienti ottengano un maggiore controllo sulle loro menti e rompano i modelli di pensiero dannosi che li hanno turbati in passato. Durante il processo terapeutico, il cuoio capelluto del paziente viene dotato di elettrodi collegati a un elettroencefalogramma (EEG) che ordina, misura e registra i vari tipi di onde cerebrali prodotte nel sistema nervoso centrale.
Una forma di terapia attiva prevede che il paziente controlli una sorta di videogioco che risponde alle onde beta prodotte da un’intensa concentrazione. Man mano che il paziente si concentra sul gioco, il numero di queste onde aumenta e il numero di onde theta associate al sogno ad occhi aperti e alla sonnolenza diminuisce. Uno o più terapisti sono a disposizione per fornire un rinforzo positivo quando il paziente dimostra una maggiore padronanza della propria capacità di concentrazione. La configurazione simile a un gioco non è l’unico metodo utilizzato; i terapisti utilizzano tutti i tipi di stimoli visivi e sonori per aiutare a mantenere l’attenzione del paziente.
La terapia di neurofeedback è stata utilizzata in particolare per il trattamento del disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD). È stato anche usato per aiutare coloro che lottano con la dipendenza e disturbi dell’umore come depressione e ansia, problemi che vengono generalmente trattati con i farmaci. I sostenitori della terapia del neurofeedback credono anche che possa aiutare i pazienti che soffrono di epilessia e disturbi del sonno, così come quelli che si stanno riprendendo da ictus e lesioni alla testa. I più forti sostenitori della terapia credono che possa produrre il tipo di onde cerebrali tipicamente associate alla terapia farmacologica, riducendo così la necessità di farmaci.
Alcuni medici hanno sollevato domande sul trattamento del neurofeedback, sostenendo che non ci sono state ricerche sufficienti per dimostrarne l’efficacia. Altri sostengono che può integrare ma non sostituire la terapia farmacologica. Nonostante i dati incoraggianti, la terapia di neurofeedback è ancora un modo meno comune per trattare i problemi del sistema nervoso centrale, spesso a causa delle spese. Indipendentemente dal fatto che il trattamento della terapia di neurofeedback sia passivo o attivo, i medici in genere fanno sottoporre il paziente a 20-40 sessioni, un regime che può rivelarsi costoso rispetto al costo dei farmaci da prescrizione.
La terapia del neurofeedback risale agli anni ‘1960, quando i ricercatori dell’Università di Chicago e dell’UCLA scoprirono che i gradi di rilassamento dei loro soggetti di prova erano associati alla frequenza di determinate onde cerebrali. Le onde beta sono le più veloci, suggerendo l’attività cerebrale più frenetica, mentre le onde alfa indicano stati più calmi e più riflessivi. Le onde theta sono persino più lente delle onde alfa e visibili nei soggetti assonnati. Le onde delta sono le più lente di tutte e spesso associate al sonno profondo.