La “bile nera” era un concetto concepito per la prima volta dal medico greco Ippocrate, che visse tra il 460 e il 370 prima dell’era comune (a.C.). Si riteneva che una sovrabbondanza della sostanza nel sistema umano causasse una grave depressione. Bilanciare i livelli di bile nera con altri umori nel corpo avrebbe dovuto curare la condizione. Si ritiene inoltre che altre malattie associate a compromissione del funzionamento, come disfunzione sessuale e difficoltà respiratoria, derivino da squilibri della bile nera. Da allora la ricerca medica e psicologica ha smascherato la teoria, determinando la disfunzione neurologica come principale causa fisiologica della depressione.
Ippocrate identificò questa bile come uno dei quattro umori essenziali nel corpo umano, insieme a bile gialla, sangue e catarro. Si riteneva che uno squilibrio in ognuno di questi umori, a causa dell’eccesso o del deficit, portasse alle varie malattie che il sistema potrebbe soffrire. Si credeva inoltre che i quattro fluidi avessero un effetto sull’umore di un individuo; un eccesso di catarro, ad esempio, avrebbe reso le persone emotivamente insensibili.
Ciascuno dei fluidi era associato a un elemento della natura e le malattie causate dai loro squilibri erano indicative di questa qualità. Una sovrabbondanza di bile gialla, ad esempio, era collegata a fuochi eccessivi nel corpo, portando a condizioni “calde” come la febbre. La bile nera era rappresentativa della Terra e identificata come causa di malattie che aggiungevano “peso” al corpo. Ciò includeva affaticamento, letargia e forti cali dell’umore. La parola “melanconia”, uno stato mentale in seguito associato alla depressione, prende il nome dal latino “melan” e “chole”, che significa letteralmente “bile nera”.
Le malattie, secondo l’umorismo, erano causate da disfunzioni negli organi che servivano da riserve per questi fluidi corporei. Nel caso della bile nera, si pensava che i disturbi dell’umore e della fatica derivassero dalla milza. Gli antichi medici greci credevano che l’umorismo sarebbe traboccato nello stomaco e nel resto del tratto digestivo, causando una serie di disturbi gastrointestinali. La bile che si faceva strada nel sistema scheletrico dei pazienti poteva indurire o appesantire l’osso, causando condizioni come l’artrite reumatoide.
Il trattamento spesso iniziava cercando di bilanciare gli umori dall’esterno. Ciò comportava generalmente la lotta contro la malattia con livelli adeguati di attività fisica e il controllo della temperatura corporea del paziente; si pensava inoltre che alcune diete contribuissero al riaggiustamento dell’umorismo. Se questi primi passi si sono rivelati inefficaci, il trattamento è passato a quello che si pensava fosse il controllo diretto sui livelli di umorismo. Questi metodi includevano salasso nelle aree interessate e ingestione di veleno per indurre il vomito.