La paleopatologia è lo studio delle malattie antiche e di altri disturbi presenti nei resti umani e nei resti di altri organismi. Antropologi, archeologi, genetisti e paleopatologi studiano resti di mummia e fossili malati e materiale biologico, come i rifiuti umani, per conoscere antiche malattie e difetti alla nascita. Gli scienziati usano anche la paleopatologia per studiare le epidemie storiche. Attraverso la comprensione della storia passata di malattie, i paleopatologi possono comprendere meglio le malattie attuali e aiutare a prevedere le malattie future.
Essendo principalmente limitato allo studio della struttura ossea, la paleopatologia è stata piuttosto entusiasta di rilevare eventi storici di osteoartrosi, malattie dentali e altri disturbi che hanno avuto un impatto diretto sulla struttura scheletrica delle popolazioni antiche. Al contrario, la scienza ha storicamente avuto più difficoltà a rilevare le malattie antiche che colpiscono il tessuto corporeo, dato che il tessuto si deteriora a un ritmo molto più veloce dell’osso. Ci sono state, tuttavia, scoperte significative di malattie dei tessuti molli con l’aiuto di mummie egiziane ben conservate. La tecnologia moderna ha anche contribuito a espandere notevolmente la scienza oltre lo studio delle strutture scheletriche.
La paleopatologia non è utilizzata solo per catalogare le malattie antiche, ma è uno strumento utile per assemblare i dati del censimento sulle popolazioni antiche. Attraverso la ricerca sulle ossa e sui tessuti molli, i ricercatori possono raccogliere quale potrebbe essere stata la durata media della vita di una popolazione o quali fossero le cause più comuni di morte.
Sebbene la sua pratica si estenda ulteriormente nel tempo, il termine paleopatologia fu coniato nei primi anni del 1890, con il credito in genere conferito al medico tedesco RW Schufeldt o allo scienziato britannico Sir Marc Armand Ruffer. Ruffer è considerato da molti uno dei primi pionieri della paleopatologia. Ha condotto ricerche significative usando mummie egiziane e sviluppato metodi di studio di resti antichi che hanno influenzato le future generazioni di paleopatologi.
Tra le scoperte importanti di Ruffer c’erano le prove della tubercolosi negli antichi egizi e la rilevazione di uova calcistate di Schistosoma o bilharzia nei reni conservati delle mummie. Lo schistosoma è una malattia causata da vermi che penetrano parassiticamente nella pelle e procedono alla riproduzione. Se non trattati, questi vermi possono causare danni a una varietà di organi interni. Lo studio dello schistosoma nelle popolazioni antiche è un esempio appropriato di come la paleopatologia può essere utilizzata per contrastare le moderne eruzioni cutanee, poiché il parassita ha continuato a prosperare ben oltre il tempo degli antichi egizi in alcune parti del mondo.
La paleopatologia si è combinata in modo naturale con altri campi scientifici. Non è raro che un paleopatologo studi anche archeologia, medicina legale, antropologia fisica, medicina e altre discipline che entrano in contatto ripetuto con resti antichi.
La paleopatologia moderna è ben attrezzata per studiare le malattie antiche, con una gamma sempre più sofisticata di strumenti tecnologici a portata di mano. La capacità di rilevare ceppi sempre più piccoli di materia ha permesso al campo di ricostituire tessuti antichi con maggiore chiarezza o di esaminare qualcosa di minuscolo come una ciocca di capelli per la prova della malattia. Man mano che la tecnologia migliora e vengono scoperti più fossili, la paleopatologia rimarrà uno strumento importante per comprendere le malattie del passato dell’umanità e le loro possibili manifestazioni in futuro.