Che cos’è la ventilazione non invasiva?

Il termine medico non invasivo viene utilizzato per descrivere qualsiasi procedura in cui non viene tagliata la pelle né è richiesto un intervento chirurgico. Pertanto, la ventilazione non invasiva è una procedura in cui la gola non è stata tagliata per inserire un tubo di respirazione tracheale. Per le persone che soffrono di broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO), asma, enfisema o una malattia muscolare degenerativa, la ventilazione non invasiva aiuta meccanicamente la respirazione fino a quando l’infiammazione delle vie aeree non si riduce o si determina che sono necessarie misure più drastiche per continuare a respirare.

Generalmente, il primo ventilatore non invasivo conosciuto, chiamato ventilatore corporeo, è stato creato da John Dalziel nel 1838. Era una scatola di metallo ermetica in cui un paziente si sedeva mentre un soffietto manuale generava una pressione negativa che forniva sollievo alla respirazione. Nel 1928, Philip Drinker sviluppò il primo polmone di ferro ampiamente utilizzato.

Gli anni ‘1930 videro l’avanzamento delle applicazioni di ventilazione non invasiva quando Alvan Barach scoprì che la pressione positiva continua delle vie aeree (CPAP) poteva essere utile nel trattamento dell’edema polmonare acuto, sostituendo così i serbatoi del corpo con sistemi più mobili. Tra il 1947 e l’inizio degli anni ‘1980, la forma più comune di respirazione meccanica utilizzata era la respirazione a pressione positiva intermittente (IPPB) e veniva somministrata tramite un boccaglio. L’IPPB è una forma di respirazione assistita in cui aria o gas vengono spinti nella trachea, proprio come un anestesista somministra l’anestetico.

Negli anni ‘1960, la ventilazione a pressione positiva non invasiva (NPPV) iniziò a essere somministrata di notte e, se necessario, durante il giorno e trattava con successo pazienti con malattie muscolari negli Stati Uniti. La grande svolta arrivò negli anni ‘1980 con l’introduzione del pezzo nasale. Fino ad allora, i sistemi di ventilazione non invasivi richiedevano ai pazienti di indossare grandi maschere sulla bocca; molti pazienti hanno riferito disagio per l’adattamento della maschera e disagio nell’indossarla in pubblico.