Come il Bigfoot del Nord America, lo Yeti, o “Abominable Snowman”, è un ominide bipede che si dice esista ed è oggetto di studio in Criptozoologia. Si dice che lo Yeti abiti nelle montagne dell’Himalaya del Nepal e del Tibet, dove è stato a lungo parte della leggenda locale per i nativi della zona. Alla fine del XIX secolo, le storie degli Yeti si fecero strada per la prima volta nel mondo occidentale. Nel 19, il termine “Abominable Snowman” fu coniato dopo che la spedizione Everest Reconnaissance Expedition della Royal Geographical Society tornò in Gran Bretagna con storie di “The Wild Man of the Snows”, come raccontato loro dalle loro guide sherpa.
L’inizio del XX secolo ha visto un aumento degli avvistamenti di Yeti da parte di occidentali che avevano iniziato a fare spedizioni sull’Himalaya. Negli anni ’20, l’interesse per la creatura sfuggente raggiunse il picco, in particolare a causa della “Snowman Expedition” del 1950 organizzata dal quotidiano britannico, il Daily Mail, che produsse fotografie di rendering di Yeti dipinti da nativi e fotografie di impronte fatte da un animale non identificabile. Anche l’articolo del giornale quello stesso anno su un presunto esemplare di capelli di Yeti ha suscitato interesse. I campioni di capelli sono stati inviati al professor Frederic Wood Jones per l’analisi e hanno determinato che provenivano da un animale non identificabile. Un’altra analisi del campione, questa volta eseguita su un presunto campione di feci di Yeti nel 1954, ha rivelato che gli escrementi contenevano un parassita sconosciuto, indicativo di un animale ospite sconosciuto.
Nel 1959, lo Yeti fece notizia a Hollywood quando l’attore James Stewart avrebbe contrabbandato i resti di quella che si diceva fosse la mano di uno Yeti originariamente custodito in un monastero buddista in Nepal. I resti, che divennero noti come la “mano di Pangboche”, furono successivamente analizzati e conclusi per essere di origine neanderthal. Nel 1960, uno dei primi esploratori a scalare l’Everest, Sir Edmund Hillary, intraprese una spedizione sull’Himalaya con il preciso scopo di raccogliere prove dell’esistenza dello Yeti. Hillary è tornata con un presunto cuoio capelluto Yeti, che è stato anche conservato in un monastero buddista come la Mano di Pangboche. Dall’analisi, è stato determinato che il cuoio capelluto proveniva da un’antilope simile a una capra indigena dell’Himalaya, e successivamente donato al Museo di Storia Naturale dell’Università di Oxford.
Gli avvistamenti di Yeti sono stati attribuiti a casi di errata identità con animali noti che vivono nell’Himalaya, come l’orso blu tibetano, la scimmia Langur, l’orso rosso himalayano e l’orso bruno himalayano in via di estinzione, che può camminare eretto. Altri ipotizzano che lo Yeti possa essere un Gigantopithecus sopravvissuto, o anche un eremita umano.