I luddisti erano membri di un movimento sociale di lavoratori tessili in Inghilterra durante i primi anni del 1800. Il movimento iniziò nella città di Nottingham nel 1811. Si formò durante il picco della Rivoluzione Industriale, che i lavoratori sentivano minacciare i loro posti di lavoro attraverso l’automazione. La loro preoccupazione li ha portati a distruggere più macchine tessili e a organizzare proteste diffuse. Il governo britannico reagì duramente, facendo del sabotaggio industriale un reato capitale e condannando o esiliando figure di spicco del movimento, che a un certo punto divenne piuttosto numeroso, con migliaia di aderenti. Il movimento luddista fu relativamente di breve durata, durato tra il 1811 e il 1813.
Il movimento luddista portò alla distruzione di molti lanifici e cotonifici, attirando rapidamente l’attenzione delle autorità, che inviarono molti soldati britannici per contrastare i luddisti. Scontri effettivi si sono verificati a Middleton ea Westhoughton Mill, entrambi nella contea di Lancashire. Il mitico leader del luddista era Ned Ludd, o “Generale Ludd”, presumibilmente uno dei primi luddisti, sebbene la sua esistenza reale sia contestata.
Il movimento luddista era popolare tra la classe operaia e disprezzato dai magistrati, dai lavoratori del settore alimentare e dai dirigenti industriali. Il culmine del fiasco luddista portò all’esecuzione di 17 uomini nella città di York nel 1813. Molti luddisti furono anche deportati nella colonia carceraria dell’Australia.
Il movimento luddista si basava sull’opposizione alle nuove tecnologie e ai cambiamenti culturali ad esse associati. Quando viene introdotta una nuova tecnologia, inizialmente sposta alcuni lavoratori, ma crea nuovi posti di lavoro che sono effettivamente più produttivi. Oggigiorno l’esistenza di questo fenomeno è comune e più generalmente accettata, anche se non del tutto; nessuno vuole perdere il lavoro. All’inizio del 1800 in Inghilterra, tuttavia, le persone non avevano familiarità con questo fenomeno e ne furono scioccate. Oggigiorno, il termine “neoluddismo” è spesso usato per riferirsi a coloro che si oppongono al progresso tecnologico per ragioni culturali o morali.