19 novembre 1863
Settant’anni fa i nostri padri hanno generato in questo continente una nuova nazione, concepita nella libertà e dedita alla proposizione che tutti gli uomini sono creati uguali.
Ora siamo impegnati in una grande guerra civile, per verificare se quella nazione o qualsiasi altra nazione così concepita e così dedicata può durare a lungo. Ci incontriamo su un grande campo di battaglia di quella guerra. Siamo venuti a dedicarne una parte come luogo di riposo finale per coloro che sono morti qui affinché la nazione possa vivere. Questo possiamo, in tutta correttezza, farlo. Ma in un senso più ampio, non possiamo dedicare, non possiamo consacrare, non possiamo santificare questo suolo. Gli uomini coraggiosi, vivi e morti che hanno lottato qui, hanno consacrato molto al di sopra della nostra scarsa capacità di aggiungere o togliere. Il mondo noterà poco né ricorderà a lungo ciò che diciamo qui, ma non potrà mai dimenticare ciò che hanno fatto qui.
È piuttosto per noi vivi, qui ci dedichiamo al grande compito che ci resta davanti – che da questi defunti onorati traiamo accresciuta devozione a quella causa per la quale qui hanno dato l’ultima misura piena di devozione – che qui risolviamo fortemente che questi morti non saranno morti invano, che questa nazione avrà una nuova nascita di libertà, e quel governo del popolo, da parte del popolo, perché il popolo non perirà dalla terra.