Il termine ecologia della risurrezione è usato per descrivere due distinte aree di pratica. Il primo è la cova di uova dormienti di una specie ancora viva in una fase precedente della sua evoluzione. Il secondo è l’atto di riportare una sottospecie dall’estinzione introducendo una sottospecie correlata nell’ambiente originale e lasciando che si evolva naturalmente.
Finora è il primo significato di questo termine che ha ricevuto la maggiore attenzione nelle comunità popolari e accademiche. Negli ultimi anni numerosi eminenti biologi hanno scritto articoli che descrivono le loro esperienze e successi con questo tipo di ecologia della risurrezione.
Gli scienziati trovano uova dormienti in un numero di ambienti sostenibili: freddo estremo, letti a lago e persino piccole tasche sigillate in formazioni rocciose. Queste uova, finora solo di insetti e plancton, vengono riportate in vita e covate in incubatrici. I risultati sono sorprendenti.
Un tipo di zooplancton, Daphnia retrocurva, ha causato il maggior ronzio. Le uova di queste minuscole creature sono state trovate da quasi un centinaio di anni fa e, quando nate, le creature che emergono sono nettamente diverse dalla retrocurva della Daphnia trovata oggi. È un’istantanea dell’evoluzione nel tempo e ha contribuito a risolvere alcuni dibattiti di lunga data nel campo della biologia evolutiva.
Forse anche più eccitante delle risposte che sono state scoperte attraverso l’ecologia della risurrezione è una delle sue applicazioni pratiche. Un problema si presenta nei lavori di restauro, quando le specie che originariamente abitavano una regione si sono evolute così bene da far fronte alle intrusioni artificiali che non sono più vitali nell’ambiente ripristinato.
L’ecologia della risurrezione offre una soluzione semplice a questo problema. Laddove sono disponibili uova dormienti, una “versione” dell’animale del passato può essere riportata in vita e reintrodotta nell’ambiente restaurato. È come se potessimo tornare indietro nel tempo, non solo ricostruendo l’ambiente naturale incontaminato, ma trasportando le creature dal passato al presente.
Il termine ecologia della risurrezione è anche usato per descrivere un modo diverso di affrontare questo stesso problema. Quando una sottospecie si estingue, molto spesso a causa della perdita del suo unico habitat, può lasciarsi alle spalle una serie di sottospecie correlate, adattate per sopravvivere in ambienti diversi.
Se viene ripristinato l’habitat della sottospecie originale, gli scienziati possono spesso utilizzare l’evoluzione a loro favore per ricreare la sottospecie estinta. Trovando un parente stretto in un ambiente leggermente diverso e trapiantando quella sottospecie nell’habitat recentemente restaurato, si generano condizioni ideali per produrre una sottospecie quasi identica a quella originariamente estinta. Mentre queste “nuove” sottospecie non sono sempre esattamente le stesse, i risultati possono essere abbastanza vicini da sembrare una vera resurrezione.