L’effetto modalità è un termine usato nella psicologia sperimentale per spiegare l’effetto che il modo in cui le informazioni vengono presentate ha sulla memoria e sull’apprendimento. La ricerca condotta da Sweller et al nel 1988 e Moreno e Mayer nel 1999 ha mostrato che il carico di memoria è ridotto quando le informazioni sono presentate in modo uditivo piuttosto che visivo. In particolare, è stato riscontrato che c’è un miglioramento nel richiamo degli elementi finali in un elenco quando l’elenco è stato pronunciato piuttosto che letto.
La modalità di presentazione e il suo effetto sull’apprendimento sono stati di interesse per gli psicologi per molti anni. Una prima revisione della letteratura pertinente da parte di McGeoch nel 1942 concluse che non vi era alcun effetto sulla modalità. Studi successivi, tuttavia, supportano l’opinione generale secondo cui i materiali presentati uditivamente sono ricordati meglio dei materiali presentati visivamente quando si misura la memoria a breve termine. Questo vale più per gli ultimi quattro o cinque elementi di un elenco con le posizioni intermedie apparentemente poco influenzate dall’effetto della modalità.
Una spiegazione di questo fenomeno è l’esistenza della memoria ecoica che è il registro sensoriale uditivo o la memoria uditiva che conserva un input sonoro per due o cinque secondi dopo che è stato pronunciato o ascoltato. Questa memoria sensoriale consente allo studente di ricordare gli ultimi elementi di un elenco ma, poiché l’informazione non è stata elaborata o studiata, il richiamo a lungo termine spesso non è possibile. La memoria a lungo termine richiede cambiamenti fisici nel cervello che derivano dall’elaborazione delle informazioni.
Nel 1969, Crowder e Morton proposero che gli esseri umani avessero un negozio uditivo pre-linguistico, PAS, che immagazzina i suoni del parlato per un massimo di due secondi. Queste informazioni sono altamente disponibili per il richiamo e facilmente rimesse in circolazione ma mal elaborate. Affinché gli elementi in PAS possano essere richiamati in un secondo momento, devono prima essere codificati nel cervello attraverso metodi come la ripetizione e le prove.
Sia Sweller et al che Moreno e Mayer sostengono che quando l’istruzione multimediale consiste in un testo e un’immagine, c’è una forte richiesta posta sulla memoria di lavoro poiché lo studente ha bisogno di integrare le informazioni visive e spaziali. La memoria di lavoro è un altro termine per la memoria a breve termine. È stato riscontrato che il carico di memoria è ridotto quando lo studente doveva elaborare solo informazioni uditive. Secondo un modello di memoria di lavoro presentato da Baddeley (1992), ci sono due sistemi slave specifici per modalità coinvolti nell’elaborazione delle informazioni. Il primo è per l’elaborazione di informazioni visive e spaziali e il secondo è per l’elaborazione di informazioni acustiche. Quando le informazioni vengono presentate contemporaneamente in entrambe le modalità, la capacità totale della memoria di lavoro aumenta.