Marionette audio è un termine coniato dal designer del suono cinematografico Ben Burtt, per descrivere l’atto di tradurre il linguaggio umano in una forma diversa ma riconoscibile. Attraverso l’uso di modelli sonori comuni e l’uso corretto del vocabolario sonoro disponibile, il burattinaio audio può rendere il discorso non umano comprensibile a un pubblico umano. Questo concetto, introdotto da Burtt, ha portato a ciò che alcuni chiamano “robot speak”, come visto dai personaggi di Star Wars e del film della Pixar del 2008, WALL-E.
Ben Burtt è un rispettato veterano del mondo del cinema, famoso per la sua creazione di linguaggi alieni, robotici e di creature. È stato Burtt a inventare la lingua Wookie per Star Wars, combinando i suoni di orsi, cani, leoni e un tricheco irritato per creare il suono distintivo. Burtt ha anche progettato il linguaggio robotico di R2-D2 nei film di Star Wars, forse il suo primo esperimento con il burattinaio audio. Per la maggior parte degli spettatori, R2-D2 ha intenzioni chiare e comprensibili, anche se utilizza solo una serie di rumori robotici per comunicare.
Burtt descrive il burattinaio audio come una forma di traduzione. Nel processo di realizzazione di WALL-E, lo sceneggiatore Andrew Stanton scriveva le linee di dialogo per il personaggio principale del robot in inglese e Burtt traduceva usando la varietà di suoni che Wall-E poteva emettere. Dipendendo dall’intuizione del pubblico e lavorando di concerto con gli animatori, questo rende le intenzioni del robot comprensibili a un pubblico umano, anche se il personaggio non parla un linguaggio umano.
Una delle chiavi per il successo del burattinaio audio è l’utilizzo di suoni familiari al pubblico. Nella creazione del linguaggio Wookie, Burtt ha combinato suoni noti per produrre un nuovo concetto di audio. Burtt ha suggerito che ciò dia credibilità alle nuove creazioni, in quanto sembrano radicate nel mondo del pubblico, piuttosto che nell’ambientazione irreale del film.
Proprio come gli esseri umani hanno un vocabolario di parole, anche noi abbiamo un vocabolario sano. Abbiamo la capacità di riconoscere il suono di una risata o di un pianto e tendiamo ad associare significati a determinati schemi sonori. Se un pattern sonoro simile nel ritmo, nell’intonazione o nella cadenza viene riprodotto da una fonte non umana, può ancora portare con sé le associazioni universali. Quindi, quando R2-D2 emette un gemito lamentoso, comprendiamo l’intenzione dietro di esso come paura o ansia. Questa è una delle spine dorsali del burattinaio audio, la capacità di infondere emozioni umane a personaggi non umani.
I film che includevano il suono esistono da meno di un secolo, con l’introduzione del suono sincronizzato nel film del 1927 The Jazz Singer. Dalla sua invenzione, l’arte e la pratica del suono cinematografico sono diventate un focolaio creativo di arte e innovazione. Grazie ai contributi di Ben Burtt, Gary Rydstrom e altri artisti del suono, l’elemento sonoro di alcuni film è ora importante quanto la cinematografia o la regia. Il burattinaio audio è ancora una forma di comunicazione giovane, ma sembra avere un futuro brillante poiché l’immaginazione dei registi continua a librarsi verso nuovi mondi.