Il nome “angelica selvatica” si applica correttamente all’Angelica sylvestris, una pianta appartenente alla famiglia delle Umbelliferae, che comprende molte specie commestibili, ed erbe e spezie, come carote, pastinache, sedano, prezzemolo, coriandolo, cumino e finocchio. Si trova in gran parte dell’Europa, e nell’Asia occidentale e in Siberia. La pianta è strettamente correlata alla più grande Angelica, Angelica archangelica, che è originaria della Scandinavia e di alcune regioni artiche, e all’Angelica americana, Angelica atropurpurea, che si trova nell’America del Nord orientale e si distingue per i suoi steli viola. Tutte e tre le specie hanno foglie, steli e frutti commestibili e possiedono proprietà medicinali; il nome “wild angelica” è stato liberamente applicato a tutti loro. Le qualità commestibili e medicinali sono più pronunciate in A. archangelica, che viene spesso coltivata.
L’angelica sylvestris è un po ‘più piccola delle specie coltivate di angelica, che in genere raggiungono da 1 a 1,5 m di altezza. Ha steli cavi e nervati, foglie composte con prominenti guaine gonfiate e una grande radice tuberosa. Durante l’estate produce ombrelle di piccoli fiori biancastri seguiti da frutti di forma ovale che ricordano i semi, noti come meriocarpe. La pianta preferisce luoghi umidi, semi-ombreggiati e non cresce in terreni acidi.
Le foglie e gli steli possono essere utilizzati nelle insalate e la radice, se cotta, è anche commestibile. Pezzi di stelo fogliare conservati nello zucchero vengono utilizzati nelle torte e nelle confezioni. La pianta è aromatica e ricca di oli essenziali che possono essere estratti, di solito mediante distillazione a vapore. Gli oli aromatici estratti dall’angelica sono utilizzati nei profumi e nei prodotti cosmetici, nonché negli aromi. Numerose bevande alcoliche, tra cui vermouth e chartreuse, sono aromatizzate con angelica.
Nel folklore, si diceva che l’angelica offrisse protezione dagli spiriti maligni ed era molto usata nelle cerimonie e nei rituali precristiani. Dopo la venuta del cristianesimo, venne associato a San Michele e talvolta fu chiamato il “Radice dello Spirito Santo”. Durante il Medioevo, si pensava che proteggesse dalla “Morte Nera”, o peste bubbonica.
Mentre la sua efficacia contro la Morte Nera è dubbia, l’angelica selvatica contiene una serie di composti di interesse medicinale, alcuni dei quali hanno proprietà antimicrobiche. L’angelica è ampiamente usata nella fitoterapia, agendo come carminativo, diaforetico ed espettorante, ed è stata impiegata per alleviare il dolore e curare raffreddori, tosse e febbri. Gli usi commerciali e medicinali dell’angelica sono oggi in gran parte confinati alla A. archangelica coltivata.
L’angelica può essere coltivata abbastanza facilmente dai semi, anche se dovrebbe essere seminata rapidamente, poiché presto perde il suo potere di germinare. In natura è normalmente biennale, fiorisce nel secondo anno e muore dopo aver messo i semi; tuttavia, può essere coltivato come una pianta perenne rimuovendo i capolini prima che i frutti vengano prodotti. L’angelica selvatica non è normalmente coltivata, ma possiede alcune delle proprietà commestibili e medicinali della pianta coltivata.