Che cos’è l’archeologia di genere?

Il ramo dell’antropologia noto come archeologia di genere si sforza di approfondire la nostra comprensione dei ruoli di uomini e donne nelle antiche culture umane. I fondatori di questa branca dell’archeologia affermano che un archeologo di genere richiede un grado più elevato di prove prima di formulare teorie o arrivare a conclusioni. Le metodologie utilizzate durante l’esame dei siti di sepoltura possono includere l’analisi scheletrica, chimica e microscopica; indagini approfondite sui manufatti funerari; e studi comparativi di altre tombe. Alcuni credono che l’archeologia di genere sia iniziata con il movimento femminista e sostengono che lo studio sia emerso nel tentativo di elevare il ruolo delle donne nella storia umana. I sostenitori dell’archeologia di genere affermano che gli studi culturali convenzionali spesso interpretano erroneamente i dati sulla base di idee preconcette.

Molte nozioni comuni nello studio antropologico caratterizzano i maschi come aventi le posizioni politiche, religiose e sociali dominanti. L’archeologia di genere preferisce esaminare la storia sulla base di prove fisiche piuttosto che assegnando automaticamente ruoli basati su tratti sessuali biologici. Molti hanno proposto che i maschi, ritenuti fisicamente più forti delle femmine, forgiassero strumenti e accettassero la responsabilità della caccia e del combattimento mentre le donne erano responsabili dell’educazione dei figli, della raccolta e delle tipiche faccende domestiche. Sulla base di manufatti e prove scheletriche, prove archeologiche più recenti suggeriscono che in alcune culture gli uomini condividevano l’educazione dei figli e altre responsabilità domestiche e che le donne creavano strumenti.

Le culture antiche spesso seppellivano uomini sdraiati sul lato destro con la testa rivolta a est o nord mentre le donne erano poste sul lato sinistro con la testa rivolta a sud o ovest. Gli archeologi hanno spesso classificato il sesso dei resti in base al posizionamento della sepoltura fino a quando l’archeologia di genere non ha scavato più a fondo eseguendo test sull’acido desossiribonucleico (DNA) sui resti. Alcuni corpi, originariamente ritenuti femminili, erano, in effetti, maschi.

L’indagine sui manufatti funerari in più culture ha rivelato che alcune società credevano in un terzo genere, o individui con due spiriti, che spesso agivano come becchini, sciamani o altri leader religiosi di grande prestigio nella comunità. Durante alcune indagini, i corpi adorni di gioielli erano originariamente considerati femminili. Ulteriori indagini hanno dimostrato che entrambi i sessi indossavano gioielli in alcune culture e che il numero e la posizione degli ornamenti determinavano in modo più accurato il sesso dell’individuo.

In alcune società le donne hanno acquisito uno status con l’età. Un archeologo di genere che studia un intero cimitero ha scoperto che quando le donne invecchiavano in particolari comunità, le società le seppellivano con abiti e manufatti più stravaganti. L’archeologia di genere ha anche scoperto che gli uomini di varie culture non sempre possedevano potere politico e sociale. Manufatti e resti in una tomba scoperta nel centro dell’Europa e datata intorno al 500 aC, hanno rivelato il luogo di sepoltura di una possibile principessa. Un’altra grande tomba trovata in Corea, e datata intorno al 400 d.C., indica l’ultima dimora di una regina.