Che cos’è un rischio contabile?

Il rischio contabile è il concetto che il bilancio di una società potrebbe dover essere ricalcolato a causa delle fluttuazioni dei tassi di cambio. È anche noto come esposizione contabile o rischio di traduzione. La frase si riferisce alla possibilità di ricalcolo e non implica necessariamente che l’effetto sarà sfavorevole.

Il problema del rischio contabile si presenta quando una società possiede beni quotati in valuta estera. Nella sua forma più semplice, questo potrebbe essere denaro contante. In situazioni più complicate, potrebbero essere tutti i beni di una società controllata con sede in un altro paese. Se il tasso di cambio cambia, il valore cartaceo dei beni per la società cambierà, anche se i beni stessi rimangono invariati.

È, ovviamente, perfettamente possibile che la variazione del tasso di cambio possa rendere un bene più prezioso piuttosto che meno prezioso. Il rischio contabile non significa specificamente il rischio di perdere il valore della carta. Significa invece rischio in senso lato, cioè mancanza di certezza.

Il concetto di rischio contabile si applica solo alle attività esistenti. Non copre il rischio che le fluttuazioni del tasso di cambio possano influenzare le attività future. Ad esempio, una compagnia di intrattenimento itinerante potrebbe fare bene a visitare un paese straniero e prenotare un tour per l’anno successivo. Può darsi che nel frattempo il tasso di cambio si muova sfavorevolmente e, anche se il tour attira lo stesso pubblico dell’anno prima, sarebbe stato più redditizio avere invece eseguito più date nazionali. Poiché il reddito derivante da ipotetiche vendite future non viene solitamente conteggiato nei bilanci correnti, il rischio contabile normalmente non copre questa situazione.

Ci sono modi diversi di affrontare il problema del rischio contabile. Quali sono i favoriti possono variare a seconda delle abitudini contabili e della cultura in una particolare economia. Quali sono ammissibili dipenderà dalle leggi contabili nazionali.

Come regola generale, esistono due approcci principali per effettuare accantonamenti per il rischio contabile. Uno è semplicemente quello di valutare le attività utilizzando il tasso di cambio effettivo applicato quando sono state applicate le attività, noto come tasso di cambio storico. L’altro è valutarli utilizzando il tasso di cambio dal momento in cui vengono preparati i conti.

I sostenitori del primo metodo sostengono che mostra il valore sottostante delle attività e che l’utilizzo del tasso di cambio corrente è irrilevante fino a quando le attività non vengono convertite in valuta locale per davvero. I sostenitori di quest’ultimo metodo sostengono che mostra un’immagine più realistica. In alcuni casi un’impresa utilizzerà un approccio ibrido, elencando attività monetarie come contanti e titoli utilizzando i tassi di cambio correnti, ma attività fisiche come scorte e macchinari utilizzando il tasso di cambio storico.

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