Che cos’è una macchina fotostatica?

Il termine macchina fotostatica viene spesso utilizzato per descrivere qualsiasi tipo di macchina in grado di creare duplicati di documenti di testo o grafici. Le fotocopiatrici moderne, che utilizzano tecniche introdotte per la prima volta in commercio dalla società Xerox negli anni ‘1950, sono talvolta chiamate macchine fotostatiche. Tuttavia, questo utilizzo non è corretto. Una vera macchina fotostatica è un altro tipo di dispositivo per la duplicazione di documenti, sviluppato contemporaneamente all’inizio del XX secolo da due società americane. Il nome photostat deriva dal nome di una delle società, Photostat, che era una divisione della società Eastman-Kodak.

Sebbene il termine fotostatico sia ancora a volte usato oggi come termine generico per descrivere qualsiasi fotocopiatrice, le vere macchine fotostatiche si trovano oggi generalmente solo nei musei. La tecnologia di duplicazione dei documenti è stata sviluppata lungo diverse linee di ricerca fin dal medioevo, a cominciare dalla stampa di Gutenberg. Una macchina fotostatica è un tipo di macchina che è stata sviluppata utilizzando la fotografia come metodo per riprodurre documenti.

All’inizio del XX secolo, la fotografia con pellicola era un progresso relativamente nuovo, essendo stata introdotta per la prima volta da George Eastman nel 20. In precedenza, la fotografia veniva eseguita utilizzando una lastra fotografica. L’esposizione della pellicola durante il processo di scatto ha prodotto un’immagine negativa, in cui l’ombreggiatura è stata invertita rispetto alle condizioni reali. Il negativo è stato quindi utilizzato per creare una stampa che ha invertito questa sfumatura, producendo un’immagine realistica.

Le macchine Photostat hanno utilizzato questo principio per creare duplicati di documenti. Il testo, le illustrazioni o anche le fotografie potrebbero essere riprodotti in questo modo. Il componente principale della macchina fotostatica era una macchina fotografica che l’operatore utilizzava per scattare una foto del documento da copiare. Invece della pellicola fotografica, però, l’immagine negativa è stata esposta direttamente su carta sensibilizzata, che è stata caricata nella macchina sotto forma di un lungo rotolo. Questo è stato poi sviluppato come una normale fotografia per immersione in una serie di bagni chimici.

Questa immagine negativa è stata chiamata stampa nera, poiché una lettera dattiloscritta standard fotografata in questo modo risulterebbe in una pagina nera con caratteri bianchi. Quando questa stampa nera era asciutta, è stata poi rifotografata, utilizzando la stessa carta sensibilizzata. Il risultato sarebbe un negativo della stampa nera, che assomiglierebbe di nuovo a una tipica pagina di documento di caratteri neri su carta bianca. In questo modo è stato possibile creare tutte le copie desiderate fotografando ripetutamente la stampa nera e sviluppando le fotografie risultanti sulla carta speciale. Le macchine fotostatiche erano ingombranti, costose e lente rispetto alle fotocopiatrici moderne e, con l’introduzione del processo Xerox® negli anni ‘1950, le macchine fotostatiche sono rapidamente scomparse.