Vayu è un dio del vento nel primo pantheon indù. È uno dei principali dei elementali ed era venerato come una delle divinità più importanti. Viene spesso inserito in un pantheon più piccolo con Akasha, il dio dell’etere, Jala, il dio dell’acqua, Agni, il dio del fuoco e Prithvi, il dio della Terra. Il suo nome veniva talvolta indicato anche come Prana, o Pavana, il Purificatore.
Vayu è solitamente rappresentato come un uomo bellissimo, spesso con la pelle leggermente violacea. Viene portato in giro in una splendida carrozza, trainato da mille cavalli viola e bianchi. Di solito è adornato con bellissimi gioielli, ed è spesso raffigurato con quattro braccia, a volte con due braccia che reggono piccole bandiere. Quando non viene trasportato in carrozza, Vayu cavalca un’antilope.
Vayu è spesso raffigurato come un dio tempestoso e viene mostrato con attacchi di rabbia che non si pente o cerca di tenere a bada. Una storia racconta di Vayu che decide di far saltare in aria la cima del mitico Monte Meru. Soffiò e soffiò, ma il dio uccello Garuda lo difese. Alla fine Garuda si riposò e Vayu nella sua furia non provocata fece saltare in aria la cima della montagna, dove volò nell’aria e atterrò nell’acqua, formando l’isola che oggi è conosciuta come Sri Lanka.
Vayu è anche noto per la sua lussuria. Molti figli furono generati da lui, inclusi molti importanti dei nel primo pantheon. Forse il suo figlio più famoso è il dio scimmia, Hanuman, a cui suo padre ha regalato il volo. Vayu generò anche l’eroe Bhima, uno dei fratelli Pandava del Mahabharata.
Vayu era il dio del vento in più del senso dei potenti venti che soffiano nell’aria. Era anche considerato il dio del respiro della vita stessa. Uno dei suoi racconti più famosi serve a illustrare l’importanza del respiro per ogni altra espressione della vita.
Si narra che tutti gli dei che concessero i loro poteri all’uomo si riunirono un giorno, ognuno affermando di essere più potente dell’altro. Per determinare chi fosse in effetti il più potente, ogni dio avrebbe lasciato il proprio posto sull’uomo. Ad esempio, il dio responsabile della capacità di udire dell’uomo se ne sarebbe andato e l’uomo sarebbe rimasto sordo. Quando il dio fosse tornato, l’uomo sarebbe stato in grado di udire e il dio successivo sarebbe partito. Uno dopo l’altro, a turno, se ne andarono, e in ogni caso l’uomo rimase illeso. Alla fine arrivò a Vayu. Lasciò l’uomo, e uno dopo l’altro gli altri dei si sentirono strappati via, poiché prima l’uomo soffocante cominciò a perdere la sua capacità di ragionare, poi di vedere, poi di rimanere sveglio. Fu così che gli altri dei impararono che ciascuno dei loro poteri alla fine proveniva da Vayu stesso e dal soffio vitale che forniva.