Prima che le prime luci al neon commerciali diventassero disponibili nel 1910, i proprietari di insegne erano limitati all’illuminazione indiretta di proiettori o lampadine a incandescenza ‘chaser’ posizionate attorno al perimetro della loro insegna. Una volta che è diventato possibile creare lettere e simboli da tubi di vetro sigillati, le insegne al neon sono diventate la parte più nuova e brillante del panorama pubblicitario esterno. Le prime insegne al neon negli Stati Uniti hanno formato la parola “Packard” in un concessionario di automobili in California. La novità dei tubi al neon ha probabilmente attratto più visitatori del lotto rispetto al prodotto stesso e ha rapidamente dimostrato la loro utilità. I potenziali clienti potrebbero facilmente individuare questi cartelli promozionali, anche da strade lontane o nel buio più totale.
Le insegne al neon sono formate da tubi di vetro piegati in forme specifiche da vetrai addestrati. Speciali macchine aspirano tutta l’aria dai tubi e la sostituiscono con gas nobili come neon, argon o elio. Se si utilizza l’argon, è possibile aggiungere una piccola quantità di mercurio per creare ulteriori vapori. I colori pastello sono creati spolverando l’interno del tubo con diversi fosfori, proprio come il rivestimento biancastro che si trova all’interno delle lampadine fluorescenti standard. Il neon emette luce rossa, l’argon emette luce blu o viola senza fosfori e l’elio potrebbe emettere luce gialla.
Per formare insegne al neon, questi tubi devono essere sigillati con tappi di vetro contenenti fili elettrici sottili. Le singole lettere e altri disegni vengono quindi attaccati l’uno all’altro e infine a una fonte di alimentazione. Molte insegne al neon richiedono da 10,000 a 15,000 volt di elettricità per far brillare i gas intrappolati, ma l’amperaggio è ancora relativamente basso e sicuro per l’uomo. Poiché i tubi al neon si danneggiano facilmente, tuttavia, molti proprietari di insegne mettono ancora i loro cartelli fuori dalla portata dei bambini.
Le insegne al neon possono essere progettate per essere display statici, come le onnipresenti insegne aperte/chiuse nei ristoranti, oppure possono essere animate. È possibile accendere e spegnere una serie di luci al neon diverse per dare l’illusione del movimento. Nell’era d’oro delle insegne al neon, dagli anni ‘1940 agli anni ‘1960, inserzionisti e promotori utilizzavano tecniche di animazione per attirare i clienti nei casinò e nei teatri.
I progressi nell’elettronica hanno quasi eliminato la necessità di vere insegne al neon, ma un certo numero di imprenditori preferisce ancora l’effetto luminoso e il valore nostalgico del neon. L’arte della piegatura del vetro è ancora praticata da pochi specialisti e si possono ancora fare riparazioni alle insegne al neon rotte, ma la spesa per progetti elaborati può essere proibitiva. Non è raro trovare insegne elettroniche che utilizzano gli stessi intensi colori pastello delle vecchie insegne al neon, ma le loro fonti di illuminazione possono essere lampadine a incandescenza o luci fluorescenti circondate da filtri colorati.