I cicli economici sono studiati in macroeconomia. A differenza della microeconomia, che si concentra sui modelli di consumo e produzione delle singole persone, imprese ed enti governativi, la macroeconomia esamina i modelli e le tendenze che incidono sull’intera economia. La crescita e il declino economici rappresentano cicli economici comunemente associati allo stato generale dell’economia di un paese o di una regione e sono più adatti allo studio macroeconomico.
La macroeconomia e i cicli economici sono interdipendenti. Le tendenze associate a cicli economici quali espansione, contrazione e depressione sono monitorate e analizzate da due tipi di macroeconomisti: keynesiano e classico. Le cause dei cicli economici possono essere collegate ad aspetti della macroeconomia come la piena occupazione e l’inflazione. Modelli e termini economici come la legge di Okun, il prodotto interno lordo (PIL) e i tassi di disoccupazione sono spesso utilizzati nello studio della macroeconomia e dei cicli economici.
L’espansione è una crescita economica sostenuta per sei mesi o più a causa degli investimenti di capitale in imprese o attrezzature; i progressi tecnologici che aiutano le persone a svolgere il proprio lavoro più velocemente e in modo più efficiente alimentano anche la crescita economica. La macroeconomia definisce la contrazione, o recessione, come un periodo di declino economico che dura più di sei mesi. Ciò è caratterizzato dalla perdita di posti di lavoro o dalla mancanza di spesa dei consumatori. Una depressione è una contrazione prolungata dell’economia.
I keynesiani ritengono che i problemi associati alla macroeconomia e ai cicli economici possano essere controllati o risolti dall’intervento del governo. Ad esempio, durante i periodi di contrazione economica, i keynesiani sostengono una riduzione delle tasse e un aumento della spesa pubblica per stimolare la crescita economica. I macroeconomisti classici si oppongono all’intervento del governo e credono che la legge naturale della domanda e dell’offerta risolverà qualsiasi problema associato al ciclo economico.
La piena occupazione significa che tutti i fattori di produzione come capitale, tecnologia e persone vengono utilizzati nel modo più efficiente possibile. È associato con l’espansione economica ed è sostenuto da aumenti della popolazione e miglioramenti tecnologici. L’aumento della spesa pubblica o dei consumatori porta anche alla crescita economica. All’aumentare della domanda dei consumatori di beni e servizi, vengono creati più posti di lavoro e aumentano gli stipendi dei lavoratori. Se questo tipo di spesa continua, tuttavia, i prezzi potrebbero diventare troppo alti, portando all’inflazione. Ciò riduce la spesa per consumi, causando un calo dei salari e la disponibilità di posti di lavoro.
Quando studiano la macroeconomia e i cicli economici, gli economisti usano il PIL e la disoccupazione come indicatori. Il PIL misura il valore totale di tutti i beni e servizi prodotti da un paese o una regione. Durante i periodi di crescita economica, il PIL aumenta e il tasso di disoccupazione diminuisce. La legge di Okun, una formula macroeconomica, afferma che per ogni aumento dell’uno per cento del PIL, la disoccupazione diminuisce del mezzo per cento. In alternativa, alti livelli di disoccupazione indicano una contrazione economica.