La funzione dell’allegoria nella pittura è quella di rappresentare un messaggio scelto usando oggetti simbolici o figure e metafore. L’allegoria nel contesto delle opere dipinte è una sostituzione diretta di un simbolo con un altro, ma che allude allo stesso messaggio o alla stessa storia. Spesso il significato viene mantenuto al di fuori del dipinto attraverso un profondo studio dell’opera d’arte stessa.
La parola “allegoria” deriva dalla classica parola latina e greca “allegoria”, che significa “lingua velata” o qualcosa di “figurativo”. L’allegoria è più conosciuta come un dispositivo letterario utilizzato nella narrativa. Un’allegoria classica è “Eclogues” di Virgilio, mentre una versione più moderna è “La fattoria degli animali” di George Orwell. A volte i critici trovano suggerimenti di allegoria in cui l’autore o il pittore non ha intenzione di fornire tali suggerimenti; ne è un esempio il “Lord of the Rings” di JRR Tolkien, che alcuni vedono come un’allegoria della bomba atomica e della Seconda Guerra Mondiale.
Cicerone vide l’allegoria come mezzo per scrivere lettere. Quintilian, nel frattempo, credeva che esistessero due tipi di allegoria. In primo luogo, c’era l’allegoria personale o storica che utilizzava metafore, e in secondo luogo, c’era arguzia e sarcasmo. Quintilian credeva che le allegorie troppo vaghe per discernere fossero un difetto nell’arte e nella letteratura.
Pittori e scrittori medievali credevano che esistessero quattro funzioni di base per l’allegoria nella pittura e nella letteratura; tutto ruotava attorno alla Bibbia. Innanzitutto, c’era la rappresentazione letterale che non aveva alcun significato o sottotesto nascosto. In secondo luogo, c’erano allegorie tipografiche che collegavano l’Antico Testamento al Nuovo. Terzo, c’erano allegorie morali che istruivano la condotta odierna. Infine, c’erano allegorie anagogiche che guardavano a eventi futuri come l’inferno, il paradiso e l’ultimo giudizio.
Il pittore olandese Jan Vermeer è un buon esempio dell’uso dell’allegoria nella pittura. La sua opera intitolata “L’allegoria della pittura” presenta tre allegorie, ognuna delle quali svolge una serie di funzioni. Innanzitutto, rappresenta l’ispirazione e le muse attraverso la presenza di Clio. In secondo luogo, produce un’allegoria della storia dei Paesi Bassi e del Belgio introducendo una piega sulla mappa. Ciò mostra la differenza tra Paesi Bassi liberi e protestanti e cattolici, ma dominati, dal Belgio. Infine, collega gli artisti di oggi con quelli del passato raffigurandosi con abiti anacronistici.
Agnolo Bronzino è un altro esempio dell’uso dell’allegoria nella pittura. Un buon esempio è il suo pezzo del 1546 chiamato “Venere, Cupido, Follia e Tempo”. Alcune delle allegorie sono facili da discernere come Father Time, Cupid e Venus. Altri, come la vecchia signora che si strappa i capelli, sono aperti alla discussione.
Sandro Botticelli ha dimostrato con la sua “Primavera” nel 1482 che un’allegoria nella pittura può funzionare su più livelli. Il dipinto è apertamente un’allegoria della primavera, e poi più sottilmente, parla di come il mondo è diventato più fertile. Il profondo sottotesto del dipinto sembra ruotare attorno all’amore neoplatonico, come mostrato dalle Grazie che sembrano rinunciare a Zefiro.