Esistono diversi tipi di agonisti parziali. Questi farmaci mantengono la loro azione farmaceutica legandosi ad uno specifico recettore e provocando un’azione debole sia di natura agonistica che antagonista. Gli agonisti parziali causano effetti fisiologici vari, ma specifici, che si basano sul tipo di recettore per cui hanno un’affinità. Alcune condizioni comuni per le quali vengono prescritti agonisti parziali includono la schizofrenia, la dipendenza da oppiacei e l’ipertensione. Alcuni farmaci ben noti appartenenti a questa categoria sono buspirone, aripiprazolo e pindololo.
Un agonista parziale può essere pensato come un ragionevole, ma non perfetto, adatto al suo recettore corrispondente. Quando si lega, riempie il recettore e, in effetti, impedisce al recettore di essere aperto a qualsiasi altra sostanza o ligando. Tuttavia, non si lega totalmente e non può causare un cambiamento sufficiente all’interno del recettore per facilitare una risposta massima. Provoca un effetto agonistico perché viene inviato un segnale, sebbene sia di natura più debole di quello causato da un agonista completo. D’altra parte, provoca un effetto antagonista bloccando totalmente l’effetto di una sostanza o di un ligando che potrebbe competere per il sito recettore.
Gli agonisti parziali sono usati spesso nel trattamento della dipendenza da oppiacei e dell’astinenza. I consumatori cronici di oppiacei sviluppano inevitabilmente un’elevata tolleranza ai farmaci oppioidi. Ciò accade perché il cervello risponde alla saturazione regolare nel sito del recettore degli oppiacei facendo crescere più recettori, che devono quindi essere riempiti affinché l’utente possa sentire gli effetti del farmaco. Diventa impossibile per l’utente riempire tutti i siti recettoriali e, a questo punto, sperimenterà un’astinenza dolorosa. Il buspirone agisce legandosi parzialmente ai recettori degli oppiacei, che mitigano i sintomi di astinenza senza produrre un effetto euforico.
L’aripiprazolo, un altro farmaco agonista parziale, è usato per trattare la schizofrenia attraverso il recettore della dopamina 2 (D2). I farmaci antipsicotici più tradizionali agiscono bloccando completamente il sito D2, che provoca la cessazione dei sintomi schizofrenici positivi come allucinazioni e deliri. Il blocco completo del recettore D2, tuttavia, può far perdere ai pazienti la capacità di provare piacere – chiamata anedonia -, diventare depressi o soffrire dell’esacerbazione dei sintomi negativi della schizofrenia. Questi effetti collaterali indesiderati possono essere mitigati utilizzando farmaci come l’aripiprazolo invece di agonisti completi perché si legano al sito del recettore in modo più debole e, in effetti, lasciano che avvenga una sufficiente attivazione della dopamina per scongiurare reazioni negative.