Che cos’è la digestione dei tessuti?

La digestione dei tessuti è un processo che può essere utilizzato per smaltire resti umani e animali. Si tratta essenzialmente di dissolvere i resti, riducendoli a circa il due percento del peso corporeo originale, a seconda delle dimensioni del campione originale. I laboratori di ricerca utilizzano la digestione dei tessuti dagli anni ‘1990, quando la tecnica è stata sviluppata per la prima volta, e all’inizio degli anni 2000, gli obitori hanno dimostrato un crescente interesse nel rendere disponibile la tecnologia ai propri clienti.

Il termine tecnico per la digestione dei tessuti è “idrolisi alcalina”, con l’industria funeraria che preferisce la “riduzione dell’acqua” dal suono più amichevole. Quando i resti vengono sottoposti alla digestione dei tessuti, vengono posti in un contenitore riscaldato e pressurizzato ed esposti alla liscivia, che dissolve gran parte del materiale organico, lasciando dietro di sé un liquido denso marrone e alcune delle ossa più grandi.

Il liquido marrone prodotto dall’idrolisi alcalina è perfettamente sterile e potrebbe potenzialmente essere scaricato in uno scarico. In effetti, la maggior parte delle strutture fa proprio questo. Le ossa rimanenti sono secche e friabili e possono essere polverizzate e conservate o altrimenti smaltite, a seconda di come ci si sente nei confronti del defunto.

Ci sono una serie di vantaggi nella digestione dei tessuti rispetto ad altre tecniche per la manipolazione dei resti. È significativamente meno costoso della cremazione ed è anche molto più rispettoso dell’ambiente. Dal punto di vista di laboratori e ricercatori, l’idrolisi alcalina è il metodo di smaltimento preferito poiché è facile ed efficiente e inoltre il processo distrugge i prioni, garantendo che i resti ridotti siano sicuri da maneggiare. Anche le scuole mediche e altre strutture che effettuano ricerche sui cadaveri donati utilizzano la digestione dei tessuti per gestire i loro resti.

Per gli esseri umani, la digestione dei tessuti fa appello alla comunità di sepoltura alternativa, a cui piace l’idea che il processo sia sia più economico che più rispettoso dell’ambiente rispetto alla cremazione. Alcune persone ritengono che l’idrolisi alcalina sia irrispettosa per i resti umani, poiché comporta la trasformazione dei resti in una sostanza appiccicosa marrone, ma altri sostengono che tutti i resti alla fine decadono: la digestione dei tessuti accelera semplicemente il processo. I critici si oppongono anche all’idea di versare i resti umani in uno scarico, sebbene i sistemi di bonifica chiusi potrebbero essere potenzialmente utilizzati per ridurre il liquido in una polvere che potrebbe essere conservata con le ossa polverizzate.

Diverse aziende producono digestori di tessuti di varie dimensioni, dai modelli estremamente grandi progettati per gestire il bestiame alle versioni più piccole per gli ospedali per piccoli animali. Sono inoltre disponibili digestori tissutali progettati specificamente per gestire resti umani; a partire dal 2008, nessuna impresa di pompe funebri offre ufficialmente l’idrolisi alcalina ai propri clienti, ma ci sono speranze che il processo possa essere presto aperto al pubblico.