Che cos’è un apologo?

“Apologo” è un termine letterario per un racconto destinato a trasmettere una morale, meglio conosciuta come favola. Una tale storia sarà spesso caratterizzata da animali o oggetti inanimati che possiedono motivazioni, azioni e parole umane. L’obiettivo di un apologo è fornire agli ascoltatori un po’ di saggezza che può essere applicata in qualsiasi situazione simile. È un’antica forma di narrazione nota alle culture di tutto il mondo. Nei tempi moderni, gli scrittori utilizzano ancora gli apologhi per illustrazioni stravaganti della natura umana.

Si ritiene che il primo apologo sopravvissuto sia la parabola di Jotham, che potrebbe aver avuto origine nel XIII secolo a.C. Questo antico racconto ebraico è riportato nel Libro dei Giudici dell’Antico Testamento. Gli alberi del mondo cercano un re, ma l’unico albero che accetterà il lavoro è il giuggiolo, noto per spiazzare altre piante con la crescita delle sue radici. Questo era l’avvertimento di Jotham che le persone che cercano ruoli di leadership spesso hanno i propri motivi per farlo. Le parabole successive, come quelle del Nuovo Testamento, utilizzano caratteri esclusivamente umani e simbolismi più diretti, che le differenziano dalle favole o dagli apologhi.

Il più noto favolista, o narratore di favole, era Esopo, uno schiavo greco vissuto intorno al 600 a.C. Gli studiosi hanno ipotizzato che gli schiavi usassero le favole per non rischiare di far infuriare i loro padroni con commenti sui potenti o sui ricchi. Queste persone hanno un posto di rilievo nelle favole di Esopo, come “L’oca dalle uova d’oro”. Un povero contadino diventa ricco quando la sua oca produce uova d’oro; uccide avidamente l’oca per vedere se c’è più oro dentro, ma riesce solo a porre fine alla sua manna. Come molti apologhi, la lezione sulla natura umana e l’avidità è vera oggi come lo era all’epoca di Esopo.

Molti scrittori successivi ampliarono le opere di Esopo o crearono favole proprie. Il loro appello è stato riassunto dal favolista francese Jean de la Fontaine, che ha scritto: “Sbadigliamo ai sermoni, ma volentieri ci rivolgiamo/A racconti morali, e così divertiti impariamo”. Filosofi e teologi come Martin Lutero concordavano sul fatto che l’apologo fosse uno strumento utile per l’istruzione morale. Queste storie venivano spesso diffuse come racconti popolari, come le storie di “Reynard la volpe” dell’Europa medievale. Il poeta britannico Geoffrey Chaucer ha preso in prestito una delle storie di Reynard per il suo capolavoro Canterbury Tales.

Gli autori moderni hanno usato la forma dell’apologo per i propri scopi. Joel Chandler Harris ha trascritto le storie popolari dell’America del XIX secolo per i suoi libri di Uncle Remus. Come Esopo, i narratori originali di queste storie erano stati schiavi. George Orwell ha creato la favola moderna più famosa con il suo libro La fattoria degli animali, un monito contro il comunismo e il totalitarismo. Gli umoristi James Thurber e David Sedaris hanno usato le favole per ritrarre l’angoscia della persona media in un mondo moderno sempre più complicato.